venerdì 15 settembre 2006

Quando ti capitano certe serate...

Ieri sera – confesso - ho pensato quanto segue:

“Me ne sbatto il belino, io, se I. e D. vengono stasera dalle nostre parti per assistere ad un concerto di sfigati di periferia. Cosa cazzo vuoi che me ne freghi a me! E poi, conoscendoli, chissà a che cazzo di ora si presenteranno. E poi viene giù che dio la manda. E ci ho messo sei ore per tornare dal lavoro e sono stanco. E c’è anche quel nuovo reality. E volevo farci le coccole sul divano…”

“Come sarebbe a dire: siamo arrivati! E dov’è che suonano? Laggiù?! Ma cazzo, ci saranno almeno 18km da fare a piedi. E io non ho preso l’ombrello, perché ad un concerto rock non fa “maschio”. E ho pure sbagliato giubbotto, chè nella fretta ho preso quello senza cappuccio!”

“Ma che puzza che c’è, dentro questo tendone! Che tra l’odore di canna e quello di salamella misto pizza, usciremo inseguiti dai cani randagi, cazzo!”

Poi loro hanno cominciato a suonare. Ed è stato uno sballo (oddio, si userà ancora questo termine?). La serata ha assunto tutt'altro aspetto e in più di due di energia pura, di coinvolgimento di pancia, di danze e suoni che sapevano di tribale, ho potuto assistere ad una grandiosa performance!

Ma... solo io non li conoscevo?

martedì 12 settembre 2006

Matrimoni


Quest’anno, è stato per me l’anno dei matrimoni. Poca cosa rispetto a certi amici veterani del festeggiamento, ma dal mio punto di vista è stato davvero un anno pregno di questo genere di appuntamenti: tre matrimoni ufficiali più uno ufficioso, il nostro.
Ed è di qualche giorno fa l’ultimo a cui abbiamo partecipato, quello più tosto dal punto di vista delle emozioni. La sposa e Pietro sono molto legati tra loro, vuoi per l’adolescenza vissuta insieme, vuoi per vicissitudini famigliari comuni e molto forti. Pietro era comprensibilmente molto emozionato e, di conseguenza, lo ero pure io; entrambi quindi molto coinvolti in questo scambio osmotico di gioiosa ansia nei confronti dell'evento.
Al ristorante, qualche ora dopo la fatidica frase di rito, mentre si ride e si scherza e si chiacchiera e si brinda e si gridano agli sposi le solite frasi, il cantante assoldato per tenere compagnia ai commensali ci spara il primo lento della giornata.
E’ stato tutto in una frazione di secondo. Pietro si alza e, con sorridente disinvoltura e buona fede, mi dice: “che bella, sta canzone… vado a cercare qualcuno con cui ballare”.

Stop. Fermo immagine.

In un millesimo di secondo tutto intorno a me diventa immobile e silenzioso; osservo la sala gremita di gente. Realizzo che tre tavolate su sei sono parenti della sposa e di conseguenza, parenti di Pietro. Realizzo però che ci sono anch’io, in mezzo a loro, e che ho riso, scherzato e chiacchierato con tutti. Mi dico che dunque è tutto a posto, eppure mi rendo conto che qualcosa proprio non quadra. Una nota stonata mi giunge all’orecchio e non riesco a identificarla, mi sfugge, mi infastidisce.
Mentre tutto è sospeso, alzo lo sguardo e ti osservo mentre sei davanti a me, così sorridente. Che bello che sei, vestito di tutto punto, con quel brio addosso, con quella felicità in corpo.
Valanghe di emozioni si succedono in maniera incontrollabile, e realizzo finalmente che cos’è quella cosa che mi ha colpito allo stomaco, all’improvviso.
Come se avessi un registratore all'orecchio, riavvolgo il nastro e riascolto con calma e lucidità tutto quello che è stato detto durante queste ore di festa. Sbobino e prendo appunti mentalmente, constatando che i discorsi che si fatto ad un matrimonio ruotano tutti intorno al nuovo nucleo che si è appena costituito. La gente riconosce la valenza, l’importanza, il peso di un simile passo, e si modifica nei comportamenti; parla con i novelli sposi con un tono differente adesso, come se quella appena vissuta fosse stata la cerimonia d’iniziazione ad una nuova vita. I due fanciulli sono infine cresciuti, sono maturati, sono diventati effettivamente Donna e Uomo, e come tali si sono uniti per formare una coppia, una famiglia. E grazie a questa cerimonia dell’assurdo hanno finalmente conquistato la loro posizione nel mondo.
Io ti sto osservando, e sono sorridente anch’io perché oggi è un giorno di gioia e non deve trapelare nient’altro che gioia. Ma dentro sono triste, e piango, perché adesso ho ben chiaro, ben visibile, che a te e a me tutto questo non è concesso. Non gli abiti, non la festa, i regali, gl'inni, non tutto questo. Ma il fatto che te ed io non siamo riconosciuti, non siamo “degni” di essere considerati coppia, che si è trovata, si è innamorata e si è scelta… Il sangue ribolle perchè nonostante tutti sappiano di te e di me, nonostante tutti ci vogliano un gran bene, nonostante tutti siano al corrente che viviamo sotto lo stesso tetto… tu, oggi, devi cercare una donna per ballare il tuo lento…