lunedì 26 giugno 2006

Andò, fa caldo!!


Il sole è alto nel cielo di una delle giornate più calde che posso ricordare; il giardino è incantevole: sullo sfondo la villa e dietro le colline del Vicentino, i tavoli e i piccoli gazebo degli aperitivi che punteggiano questo prato curatissimo, mentre le piante ombreggiano, per quanto possono, le teste degli invitati.
L’umore è alto, è un giorno di festa e con me ci sono tutti loro, i compagni di tutta la vita, quelli con cui ho condiviso quasi tutti i momenti della mia crescita, rido e scherzo con loro...
Però il mio sorriso stampato sul volto ha soltanto un motivo, tu sei qui con me; stranamente a tuo agio, ridi e scherzi con loro e il sole ti fa più bello di quanto tu già non sia...
E non so se ci guardano perché siamo finocchi, perché siamo vestiti nello stesso modo (belle le magliettine che abbiamo comperato assieme!) o perché non ci togliamo un attimo gli occhi di dosso... Comunque che siamo belli lo stanno pensando sicuramente...

E io sono immensamente felice e ho bisogno che tu lo sappia...
Però adesso togli sto braccio di dosso che schiatto dal caldo!!!! :-)

Hansel & Gretel

Da un commento ad un precedente post:
Ok ragazzi, è bello leggervi... però occorre che troviate un modo per
distinguervi! Non so mai con chi dei due parlo... fate qualcosa!!!


Ma io pensavo si fosse capito...
Il testo in rosso o in nero non bastano?!

Humm... Voi non ci state attenti...

venerdì 23 giugno 2006

Avevo una casetta piccolina...

Sfogo. E’ necessario, in questa serata di afa e di bollore post lampada.
Metti di avere una casa. Oddio, non proprio una casa; diciamo un loculo.
Metti che in questo pertugio ci hai vissuto per qualche anno, ci hai passato qualche bella serata solitaria, ti ci sei ammalato, hai ospitato gli amici per un caffè. In questo buco di mattoni ci hai pure convissuto col tuo attuale compagno per parecchio tempo. Adesso ci convivi ancora, con quel compagno, ma nella sua, di casa.
Metti quindi che adesso senti l’esigenza di farci qualcosa, con questa casa. Che so, affittarla, venderla... le solite cose, insomma.
Ché di sicuro, ti fa girare i coglioni il fatto che sia lì, disabitata, vuota, ma non di tutto.

Ero partito con l’idea dell’affitto. Affittare un biloculo – un bilocale – arredato, a Milano è certamente un affare. Ci potrei tranquillamente coprire le spese del mutuo e forse addirittura ci potrei pure guadagnare qualcosa e far così decollare queste nostre sempre esigue finanze (più money, più viaggi!).

Poi ho pensato che potrei addirittura venderla. Ma si... ma hai presente!? Vorrebbe dire sbarazzarsi in un solo colpo del mutuo, delle bollette, della menata della residenza (perché se affitto casa ma cambio residenza, mi massacrano con le tasse!). Vendere, dunque; vendere, vendere, vendere.

Sono menate da piccolo borghese sfigato, lo so. Ma portate pazienza, che prima o poi la frescura tornerà...

Vendere, dicevo. Vendere... oh mamma... non vi sembra che questa parola sia pesantissima? Mastodontica, insostenibile, inaffrontabile (esisterà questa parola...)?
Vendere vuol dire lasciare definitivamente e irreversibilmente la mia ancora di salvezza.
Vendere significa fare un passo, un passo importante nella nostra vita; vuol dire basta fare i bambini che giocano ad essere grandi, vuol dire diventare grandi sul serio...

Mi cago in mano. E scusatemi per il francesismo.

Oscure ed apocalittiche immagini mi attraversano il cervello. E mi incazzo pure, perché non è possibile che pensando al nostro futuro, anziché gioire ed essere fiducioso e ottimista, io abbia il pensiero che “possa finire male e ritrovarmi quindi col culo per terra”!

Uffa, amore... Perché mi succede così? Che facci(am)o, amore? Vend(iam)o...?

Dal parrucchiere... un amico!

H&G: “ Ciao F. come và? Ti vedo bene, oh anche tu S. sempre più in forma, bel taglio di capelli e ... hai gli occhiali nuovi, sono graziosissimi! Anch’io ho comperato degli occhiali nuovi!
S : "Fa vedere ... ma! Di che marca sono? "
H&G : “ Beh, MJ... mi hanno detto che un’ott...”
S : “Mai sentiti... Guarda i miei sino firmati!”
F : “Mamma che faccia! Vieni a bere un caffè! Che capelli! Devi venire più spesso... S. lavagli la testa!”
S : “ Hai ancora la forfora? “
H&G : “ Beh a dire il vero ora che sono in ferie va meglio!”
S : “ Fa vedere!!?? Ma guarda i punti neri in faccia, ti devo fare una pulizia assolutamente...”
H&G : “ No dai... Ho fretta!”
F : “ Siediti, solito taglio vero? Con la testa a uovo che ti ritrovi non possiamo fare altro; e la barba quando te la fai?!”
H&G : " Stasera! Sai domani ho ..."
F : “Ti ho detto che devi farla la mattina così la pelle è più riposata! Beh stasera dopo la barba vieni a farti una lampada così ti togli quel grigiore da malaticcio...”
F : “Tieni, compra questo sciampoo e questo gel che vanno bene per la cute arrossata... S. ma non gliele hai viste le mani a questo! Cosa ci devi fare, ci vuoi ammazzare qualcuno?” H&G : "Stasera le sistemo giuro!"
F : "Vabbè a stasera... Non mangiare troppo che stai inchiattendo...!!!"
H&G: "Grazie ragazzi! Vi voglio bene anch’io"

martedì 20 giugno 2006

Stamattina

E' mattino, la sveglia suona lì su quel comodino sommerso dai vestiti, mi butto giù dal letto ancor prima di averla spenta; col piede colpisco le mensole della sala ancora in bilico sul servo muto, inciampo nel tappeto nascosto sotto il letto che colpisce le scatole con i documenti, mi arrampico sulla cassettiera , evito il quadro, uso il tavolo come ponte, gli accappatoi appesi come liane ed infine atterro sano e salvo vicino alla porta; tu non ti sei svegliato (strano...?)
Dai che ce l'ho quasi fatta! Oggi devo uscire presto così torno presto e finisco di imbiancare questa stanza del cavolo... E ti restituisco il tuo divano.
Strisciando un pochino sull'armadio del corridoio riesco a raggiungere il bagno, faccio pipì, lavo la faccia, le ascelle, metto una maglietta le calze prendo i pantaloni leggeri, una gamba.... l'altra... tiro su fino alla vita e... forse forse metterò i jeans anche oggi... in fin dei conti non fa tanto caldo... Lancio un porcone... Non mi senti... Domani dieta vero?

Una serata

Mi manca... Mi manca il divano arancione, così largo, così comodo, con quei braccioli e quei piedoni massicci, quel tessuto ruvido che, quando fa caldo e ci si siede sopra a torso nudo, ti gratta anche la schiena dandoti quella goduriosa sensazione di estasi. Adesso è lì, sotto il cellophane, pieno di libri, cd, soprammobili vari. Spostato in mezzo alla sala, come un’isola irraggiungibile. E’ il prezzo da pagare per l’aver voluto ridipingere le pareti. Quei colori ci avevano stufato, era tempo di cambiare. In corridoio abbiamo deciso che dipingeremo pure una bandiera rainbow, giusto per non lasciare adito a fraintendimenti a chi entra. In camera, come in sala, una parete di colore più scuro, giusto per non rendere tutto monotono. Ci si fa un culo quadro, a dipingere casa. Su e giù per la scala per fare i ritocchi in alto, chinati a 90 per fare i ritocchi in basso, schiene spezzate a forza di usare il rullo, delusione quando il colore non viene proprio come lo desideravi. Però poi alla fine, quando tutto è tornato a posto ed hai la casa completamente rinnovata... Beh, che gioia!
(Si, però la prossima volta chiamiamo qualcuno che tinteggi per noi, vero amore?)
Sala inagibile dunque, corridoio stipato di mobili della sala, cucina troppo scomoda per stravaccarsi, caldo afoso, stanchezza da lavoro... Quale miglior rimedio a tutto ciò se non una cena lampo a base di crescenza, pan carrè, mais e Manzotin mischiati con la maionese, anguria a pezzettini, il tutto scofanato sul lettone, col vassoio fatto apposta, in un quadretto famigliare tipo pubblicità dell’Ikea? Mentre spalmo la crescenza sulla fetta di pane mi guardo intorno. Io e te sdraiati come due adoni romani sul triclinio, pappa e coccole, la nostra casetta a soqquadro...
Impazzisco per queste serate...

lunedì 19 giugno 2006

C'erano una volta...

...due fratellini di nome Hansel e Gretel. Oddio, non erano propriamente due fratellini e... non erano nemmeno un Hansel e una Gretel, a voler ben guardare; Gretel era un po’ meno Gretel ed Hansel un po’ meno Hansel di quanto non ci si sarebbe potuto aspettare...

Ad ogni modo... Hansel e Gretel abitavano in una casina vicino al bosco (si, si, vicino, vicino...). Una mattina i piccini decisero di andare a farsi un giro nel bosco. Giunti nel bosco si smarrirono. Poi però si ritrovarono ma si smarrirono di nuovo. Poi si ritrovarono e si smarrirono per la terza volta. Fortunatamente si ritrovarono ancora e – per adesso – continuano a passeggiare nel bosco, insieme...

Il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere ma... le favole non finiscono mica tutte con un “e vissero felici e contenti”?