Sfogo. E’ necessario, in questa serata di afa e di bollore post lampada.
Metti di avere una casa. Oddio, non proprio una casa; diciamo un loculo.
Metti che in questo pertugio ci hai vissuto per qualche anno, ci hai passato qualche bella serata solitaria, ti ci sei ammalato, hai ospitato gli amici per un caffè. In questo buco di mattoni ci hai pure convissuto col tuo attuale compagno per parecchio tempo. Adesso ci convivi ancora, con quel compagno, ma nella sua, di casa.
Metti quindi che adesso senti l’esigenza di farci qualcosa, con questa casa. Che so, affittarla, venderla... le solite cose, insomma.
Ché di sicuro, ti fa girare i coglioni il fatto che sia lì, disabitata, vuota, ma non di tutto.
Ero partito con l’idea dell’affitto. Affittare un biloculo – un bilocale – arredato, a Milano è certamente un affare. Ci potrei tranquillamente coprire le spese del mutuo e forse addirittura ci potrei pure guadagnare qualcosa e far così decollare queste nostre sempre esigue finanze (più money, più viaggi!).
Poi ho pensato che potrei addirittura venderla. Ma si... ma hai presente!? Vorrebbe dire sbarazzarsi in un solo colpo del mutuo, delle bollette, della menata della residenza (perché se affitto casa ma cambio residenza, mi massacrano con le tasse!). Vendere, dunque; vendere, vendere, vendere.
Sono menate da piccolo borghese sfigato, lo so. Ma portate pazienza, che prima o poi la frescura tornerà...
Vendere, dicevo. Vendere... oh mamma... non vi sembra che questa parola sia pesantissima? Mastodontica, insostenibile, inaffrontabile (esisterà questa parola...)?
Vendere vuol dire lasciare definitivamente e irreversibilmente la mia ancora di salvezza.
Vendere significa fare un passo, un passo importante nella nostra vita; vuol dire basta fare i bambini che giocano ad essere grandi, vuol dire diventare grandi sul serio...
Mi cago in mano. E scusatemi per il francesismo.
Oscure ed apocalittiche immagini mi attraversano il cervello. E mi incazzo pure, perché non è possibile che pensando al nostro futuro, anziché gioire ed essere fiducioso e ottimista, io abbia il pensiero che “possa finire male e ritrovarmi quindi col culo per terra”!
Uffa, amore... Perché mi succede così? Che facci(am)o, amore? Vend(iam)o...?
Metti di avere una casa. Oddio, non proprio una casa; diciamo un loculo.
Metti che in questo pertugio ci hai vissuto per qualche anno, ci hai passato qualche bella serata solitaria, ti ci sei ammalato, hai ospitato gli amici per un caffè. In questo buco di mattoni ci hai pure convissuto col tuo attuale compagno per parecchio tempo. Adesso ci convivi ancora, con quel compagno, ma nella sua, di casa.
Metti quindi che adesso senti l’esigenza di farci qualcosa, con questa casa. Che so, affittarla, venderla... le solite cose, insomma.
Ché di sicuro, ti fa girare i coglioni il fatto che sia lì, disabitata, vuota, ma non di tutto.
Ero partito con l’idea dell’affitto. Affittare un biloculo – un bilocale – arredato, a Milano è certamente un affare. Ci potrei tranquillamente coprire le spese del mutuo e forse addirittura ci potrei pure guadagnare qualcosa e far così decollare queste nostre sempre esigue finanze (più money, più viaggi!).
Poi ho pensato che potrei addirittura venderla. Ma si... ma hai presente!? Vorrebbe dire sbarazzarsi in un solo colpo del mutuo, delle bollette, della menata della residenza (perché se affitto casa ma cambio residenza, mi massacrano con le tasse!). Vendere, dunque; vendere, vendere, vendere.
Sono menate da piccolo borghese sfigato, lo so. Ma portate pazienza, che prima o poi la frescura tornerà...
Vendere, dicevo. Vendere... oh mamma... non vi sembra che questa parola sia pesantissima? Mastodontica, insostenibile, inaffrontabile (esisterà questa parola...)?
Vendere vuol dire lasciare definitivamente e irreversibilmente la mia ancora di salvezza.
Vendere significa fare un passo, un passo importante nella nostra vita; vuol dire basta fare i bambini che giocano ad essere grandi, vuol dire diventare grandi sul serio...
Mi cago in mano. E scusatemi per il francesismo.
Oscure ed apocalittiche immagini mi attraversano il cervello. E mi incazzo pure, perché non è possibile che pensando al nostro futuro, anziché gioire ed essere fiducioso e ottimista, io abbia il pensiero che “possa finire male e ritrovarmi quindi col culo per terra”!
Uffa, amore... Perché mi succede così? Che facci(am)o, amore? Vend(iam)o...?
1 commento:
ma che sei ricchione???
Posta un commento