venerdì 30 novembre 2007

-1/3


Bene.
E con oggi noi vi si saluta per una decina di giorni.

Fate i bravi, mi raccomando.

A presto,
F & P

mercoledì 28 novembre 2007

Olivia e la palestra

Ero lì bello spaparanzato sul divano, schifato dai programmi televisivi in onda (l’Isola dei Famosi da una parte, Vacanze di Natale 95 – 95! – dall’altra) quando decido di girare su MTV e di ascoltarmi, quantomeno, un po’ di musica.
Mi imbatto così in un programma che si chiama So 80’s, contenitore di tutta una serie di canzoncine risalenti a quel fantastico periodo e che sfortunatamente – per ovvie questioni anagrafiche ma non solo! – non sono riuscito a vivermi totalmente.
Ad un bel momento mi passano il video di Physical, della Olivia Newton John e mi son detto:
1. Dev'essere uno scherzo per il fatto che poche ore prima mi sono iscritto in palestra.
2. Mica me lo ricordavo io, che finiva in quel modo lì. Troppo avanti, l’Olivia!

-2 e 1/2

Ieri sera sono passato in agenzia per completare le formalità burocratiche necessarie alla nostra partenza (ovvero fare e pagare l’assicurazione sanitaria, “indispensabile” per i viaggi negli USA).
Ed è stato proprio lì che ho realizzato che stiamo per partire. Partire. Cioè, due giorni e mezzo e saremo sul volo per NY.
Dopo tutti gli sbattimenti di questo periodo non ci avevo più pensato e adesso che stiamo per imbarcarci non mi pare vero...
Ogni volta che ci ritroviamo a partire per un viaggio ci ripromettiamo di tenere scritto un diario delle cose fatte, dei posti visti, delle emozioni provate.
Succede però che quando arriva sera, cioè dopo che abbiamo camminato per un’intera giornata e finalmente ci ritiriamo in stanza, quando sarebbe il momento giusto per buttar giù due righe, ci passa completamente la voglia.
Se per caso questa volta riusciremo nel nostro intento ve lo comunicheremo al rientriamo.

...Sempre che interessi a qualcuno, ovviamente...

venerdì 23 novembre 2007

Un punto di vista

Frequento E. da circa 10 anni. E. ha 68 anni.
Capita spesso che E. mi chieda di uscire con lui per “chiacchierarcela”. C’è intesa e parlare per ore ed ore diventa un bell’esercizio notturno.
Capita a volte però che E. all’ultimo minuto inviti altra gente ad unirsi alla serata “a due”, trasformandola in una normalissima, e comunque quasi sempre piacevole, cena di gruppo.
Ieri sera i fortunati estratti per la cena a due sono D., avvocatessa ultracinquantenne triste e sola nel suo universo di solo lavoro; predilige amicizie gaie perché “siamo più sensibili”, dice, ma è palese che si rifugia tra di noi per dare quella botta di trasgressività ad una esistenza altresì monotona e piatta, e I., 46enne rude, ma non ostile anzi, alla mano, con la battuta sempre pronta ed un cuore generoso, lo si percepisce subito, capace anche di zittirsi per ascoltare ed imparare.
I. passa gran parte della serata a raccontarci dei mille lavori che ha fatto, dal gestore di un ristorante al protettore di prostitute. Ascoltarlo parlare è dare adesso la botta di trasgressività alla mia, di vita, che improvvisamente mi appare piatta e monotona come quella di D.
I. è attualmente l’amante di E.
Perché a I. piace unicamente ed esclusivamente un particolare tipo di persona, uno dalle caratteristiche ben precise, bene definite: non deve avere meno di sessant’anni, deve avere la pelle flaccida e rugosa, le palpebre devono essere cascanti e gli occhi opachi, i capelli radi e possibilmente bianchi.
I. ha un pregio davvero raro: sa raccontare senza fronzoli, senza giochi di sponda. Sa essere diretto, senza appiccicare fastidiose quanto inutili sovrastrutture ai suoi dialoghi. E tutto questo, nonostante il piacere di ascoltare una persona così, spiazza, perchè non più abituati.
I. ad un certo punto dice che gli piacerebbe poter provare attrazione per uno “sbarbato” come me. Per poter vivere un aspetto dell’amore che, visti i suoi gusti, non ha mai potuto sperimentare: la progettualità di una coppia. A lui piace viaggiare, movendosi come capita. Gli piacciono le atmosfere torride dell’Africa e certi angoli sperduti della Cina. Ci va a piedi o sul dorso di un mulo, dormendo dove può. “Capite bene che non è roba per anziani, questa…”. Lui vorrebbe poter provare a condividere un tetto, un letto, un carrello della spesa. “Capite bene che non è roba per un anziano che da sempre ha vissuto in un certo modo…”.
Lui stesso però racconta degli stratagemmi che ha adottato nell’arco della sua esistenza per poter sfuggire tranquillamente a qualsiasi situazione che prevedesse come epilogo una coppia. “Mi manca il fiato… ho da sempre rifiutato il concetto del noi. Per me è sempre stato io e te, io e voi, io e loro. Mai –mai!– noi…”
A me viene spontaneo chiedere. “Scusa se te lo chiedo, ma questo tuo gusto particolare in fatto di uomini, è perché ti piacciono veramente-veramente gli uomini decrepiti, o è forse una fantastica scusa proprio per non mettersi mai in gioco e quindi non approdare alla fantomatica progettualità di coppia? E’ davvero un tuo gusto o è forse paura, e quindi fuga, e quindi scusa?”.
I. sorride: “ottima domanda…” Buffo, perchè a me la domanda sembrava idiota. E forse lo era anche ma, forse, I. aveva voglia di raccontarcelo comunque e ha solo preso la palla al balzo.
“ottima domanda, Fabio. Che dire… forse sono un po’ tutte e due le cose… Non saprei. Alle volte l'una e altre volte l'altra, chi lo sa. Però forse, più di tutto, è l’imprinting. Ogni essere umano riceve da piccolo un preciso imprinting, sul quale poi baserà l’intera propria esistenza. Ecco, si, nel mio caso direi che è proprio perché ho ricevuto quel tipo specifico di imprinting. Le cose che cerco in un uomo, le labbra inesistenti, le palpebre che coprono l’occhio, le mani rugose e macchiate, le chiappe flaccide, le palle molli e cascanti, sono tutte cose che cerco perché è così che è stato all’inizio, perché è in questo modo che io ho provato piacere le prime volte…”
A questo punto io non so più bene cosa pensare, non so se quello che ci sta dicendo è realmente quello che mi sembra di intuire, è veramente quello che credo di capire. “…scusa se ti interrompo, ma… stai forse dicendo che…” “Si. Sto dicendo proprio quello che hai capito. Quand’ero piccolo, quand’ero un ragazzetto, 12 o 13 anni credo, i miei per svariati motivi spesso dovevano andare via e ovviamente, non potendo portarmi con loro e non potendomi lasciare a casa da solo, mi portavano a casa del nonno, il papà di mia mamma. Prima ogni tanto, poi sempre più spesso, poi anche durante tutti i mesi delle vacanze. E il nonno era un pedofilo. Ed io mi ricordo perfettamente, come fosse stamattina, quelle sue mani chiazzate che menavano i nostri uccelli, quelle sue labbra sottili come fessure che mi baciavano con passione. E quella sensazione inebriante al passare le mie mani sulla sua testa calva, carezzando quei capelli bianchi e radi…”
“…perdona ancora l’interruzione I., ma sfugge qualcosa. Nel senso che mi pare tu ne stia parlando come di una cosa fantastica, come di un qualcosa che non ha eguali… come dire, non sento astio, non sento ira, nelle tue parole…”
“…ma certo che non provo ira, ci mancherebbe altro! E’ stata l’esperienza più appagante, più educativa, più godereccia dell’intera mia esistenza. Sarei deficiente se non fossi grato per le cose meravigliose che ho vissuto con lui, grazie a lui, per quelle sensazioni così intense che ha saputo regalarmi negli anni in cui l’ho potuto frequentare. Vedete, io non credo minimamente in tutti quei cazzo di mostri cui la televisione e i media in generale vogliono farci credere. Quella è la ricerca forsennata del capro espiatorio, quella è la caccia a streghe che in realtà non esistono se non nella testa malata e contorta di gente che non ha un cazzo da fare dalla mattina alla sera, che vede il demonio e il male in qualsiasi cosa la circondi. Al giorno d’oggi è impensabile che una persona matura possa prelevare dei bambini dall’asilo e portarseli dove gli pare senza che nessuno, no, dico, nessuno!, se ne accorga! Per dio, certo, poi le menti bacate esisteranno pure, certamente è possibile ipotizzare che ci sia gente che cerca i marmocchi per il puro gusto di fare del male, di torturare, ma come esistono i minchioni che spaccano la testa alle mogli, o madri che prese da chissà quale raptus uccidono i figli, o chissà quale altra bestialità ancora, ma questi non sono i pedofili. I pedofili è altra cosa, è altra pasta, è amore…”
Io sono grato ad I. per la schiettezza, la franchezza e la generosità d’animo. Ma io oggi non sono in grado di farmi un’idea sulle cose che ci ha raccontato ieri sera. Io non ho gli strumenti per farlo, nè sono sufficientemente informato. E onestamente non credo neppure di volermi informare. Perchè le cose che I. ha tirato fuori durante la cena, i racconti che ha condiviso con noi… tanto di cappello, ma è tanto, troppo, per il sottoscritto. E da un punto di vista più ampio, ovvero nel confronto tra le emozioni di cui ci ha voluto partecipi e quei pochi fatti di cui sono a conoscenza, beh, le cose stridono, e parecchio, per i miei gusti; tuttora le immagini si susseguono senza che io riesca a dar loro un senso preciso. Mi sento spaesato di fronte alla sua storia e, forse per codardia, forse per pigrizia, preferisco cercare di ricacciare il tutto. Di seppellirlo nella parte più remota della mia testa.

giovedì 22 novembre 2007

Il gusto pieno della vita

Questa giornatina grigia e piovosa, anche un po’ triste per altri motivi, fa solo venir voglia di andare a casa e stravaccarsi sul divano sotto la copertina di pile. Fa venir voglia di disdire gli appuntamenti serali, chiudere a chiave la porta e piazzarsi davanti al caminetto con l’amaro in mano. Gli occhi chiusi e un po’ di musica in sottofondo.


mercoledì 21 novembre 2007

Crema e gusto!

Poi dicono. Ieri sera si fa zapping e ci si imbatte in quella deliziosa trasmissione condotta da quei simpaticissimi Bonolis & Co.
Cule contro machi.
Si fa giusto in tempo a vedere la sfilata. “Etero di giorno” in giacca e cravatta, “gay di giorno” inguainato in pelli di varia natura, dai pantaloni in pitone alla camicia in salamandra del delta del Po. Donne etero tutto sommato carine, donne gay (anzi bisessuali, specifica il logorroico conduttore!), prese forse dall’ultimo film porno di produzione ungherese. “Etero in intimo” figo e tutto sommato sobrio nel suo apparire, “gay in intimo” che pareva il Gengis Khan dei poveri e che girava fiero del suo sedere inesistente.
Abbiamo cambiato canale.
E poi ci lamentiamo...

Ma bando alle ciance.
Prosegue la telenovela da ufficio. Pare, da fonti certe, cioè dalla zitella quasi in lacrime!, che la love story mai consumata sia già in piena crisi. Il tutto lo si deve ricollegare ad un evento di qualche settimana fa, e cioè a quando l’amministratore delegato, stufo di avere nel suo ufficio una macchinetta per il caffè guasta, decide di disfarsene e di ordinarne una nuova: il nervosismo per non poter offrire le cialde durante le riunioni lo stava consumando. Così succede che la macchinetta viene ordinata. Con piedestallo, che è più chic. Beninteso, nell’ufficio dell’amministratore delegato il posto per piazzarci anche il piedestallo non c’è, ma a quanto pare questo era un dettaglio insignificante e assolutamente trascurabile.
Ieri mattina dunque arriva il tizio con i suoi bei tre scatoloni: uno per la macchinetta, uno per il piedestallo, uno per le cialde. Viene avvisato l’amministratore delegato il quale, candido e solare come fosse appena rientrato dalle ferie dice: “piedestallo? Ma nel mio ufficio il piedestallo non ci sta mica! Facciamo così, che è un’idea geniale, piazziamo il tutto nell’ufficio di R. (la zitella, ndr), che ci sta benissimo”.
L’ufficio di R. è grande 15mq. L’ufficio di R. è pure il mio ufficio. Questo ufficio confina con quello dell’amministratore delegato. Nel giro di un quarto d’ora io e la collega zitella ci siamo ritrovati con una bella macchinetta per il caffè completa di piedestallo tra le balle. A me della macchinetta non frega un cazzo perché tanto sono dimissionario. Da quando l’alambicco è stato montato, nell’ufficio dell’amministratore delegato si sono tenute tre riunioni di seguito. Tutti i partecipanti hanno gradito la degustazione di cialde tenutasi nel nostro ufficio (potete quindi immaginare come sia risultato facile lavorare con 5, 10 persone che chiacchierano in mezzo al tuo ufficio sorseggiando caffè!).
Lei sclera e le viene il mal di testa, le esplodono le vene negli occhi e mette il broncio (“vedrai che adesso mi chiederanno anche di fare il caffè per ogni cazzo di riunione…”)
Il colpo di grazia arriva quando il traditore (cioè il mio capo, cioè l’oggetto del desiderio della mia collega la zitella) scende per la lumata quotidiana, constata che nel nostro ufficio è stata piazzata una macchinetta per il caffè con chicchissimo piedestallo e, rivolgendosi a lei noncurante della sua faccia scura, dei sopraccigli a forma di saetta e del fumo giallo che le usciva dal naso, esclama: “beh dai, oltre che bella è comoda. Così quando faremo le riunioni ci potrai portare i caffè senza affaticarti troppo”.

Pare che lei abbia pianto tutta notte. Pare che lei non voglia più rivolgergli la parola se non per parlare esclusivamente di lavoro. Pare che lei non lo ami più.
In realtà io credo che lei sia esaurita più di me, che il mio capo sia un idiota e che devo scappar via di qui il prima possibile!

martedì 20 novembre 2007

Capodanno?

La storia, ahimè, non decolla. Ovvero la zitella e il traditore non copulano. E questo non solo non giova a loro stessi, perché dovreste vederli quando i loro sguardi si incrociano, o quando lui scende nel nostro ufficio con le scuse più banali pur di passare tre minuti vicino a lei. No, non giova nemmeno al sottoscritto poiché, non potendo/volendo loro dare sfogo all’attrazione, agli impulsi degli ormoni, la tensione che si crea qui in ufficio è alta. Troppo. Qualsiasi sorriso io faccia in presenza del mio capo, qualsiasi battuta io faccia, tutto viene forzatamente riferito alla loro situazione di frustrati del sesso e dell’amore. Lei perché me l’ha raccontato e quindi vive nel terrore che, essendo io dimissionario, possa fare qualche cazzata e confessare a lui che in realtà io so. Lui invece perché ha la coda di paglia e perché è convinto che la mia collega me ne abbia parlato; ipotizza dunque che io sappia, ma non potendo farne cenno alcuno, vive sulle spine ogni momento in cui ci ritroviamo tutti e tre nella stessa stanza, sperando che il mio periodo di preavviso finisca al più presto.

Gira che ti rigira siamo però arrivati a fine novembre. E questo significa che mancano solo 10gg alla partenza per il nostro viaggetto a New York. Non vedo davvero l’ora perché ne ho bisogno. C’è decisamente qualcosa che non funziona in me e che devo decisamente recuperare con un po’ di relax lontano da qui. Pietro stesso mi confessa che secondo lui sono anche lievemente depresso oltre che irascibile, isterico, smemorato (ovviamente non starò qui a descrivere la rava e la fava del perché, chè potrebbe essere spunto per un futuro post qualora me la sentissi un giorno di raccontare).

Così come le luminarie natalizie sono già state accese a fine ottobre un po' qua e un po' là, si comincia anche a sentire la fatidica domanda “ma a capodanno, che si fa?”
Così, tanto per portarci avanti... voi avete idee? Qualche proposta?

E se andassimo tutti a casa di PerSpa?! :-)

domenica 18 novembre 2007

Una bella fiaba

C’era una volta due fiammiferi, diciamo anche due bei fiammiferi!
Un giorno, in una famosa discoteca di Milano si conobbero, ma i tempi non erano quelli giusti e non ci fu il tempo neanche di una sfregatina...
Un anno dopo si ritrovarono in un’altra famosa discoteca di Milano; questa volta era il momento giusto. Bastò una sfregata e la fiamma subito si accese, e dopo pochi mesi già vivevano assieme. Rinforzati dal calore di quella fiamma intorno a loro tutto cambiava e gli altri li ammiravano e magari, un pochino, li invidiavano...
Purtroppo al calore di quella fiamma ci si affeziona, e la crisi fu forte quando la fiamma, che all’inizio scoppiettava allegramente aiutata da quella capocchia scintillante, prese a bruciare il legno, con quell’odore più dolce e un colore più tenue...
Il desiderio di risentire quella fiamma frizzante era forte e così si allontanarono e si lasciarono...
Provarono la solitudine e poi nuove compagnie, frequentarono altri posti con qualche piccolo risultato, ma ancora bramosi di sentire quel calore...
Tentarono di riavvicinarsi, ma mai troppo vicini; l’idea che da qualche parte nel mondo potesse nascondersi qualcuno che poteva riaccendere quella fiamma li rendeva insicuri e instabili.
Ma il destino più di una volta li fece incontrare e poi un giorno si accorsero che quelle fiammelle, che da sole non erano capaci di brillare a sufficienza, se si mettevano vicini vicini si univano e insieme potevano sentire ancora caldo, e più si avvicinavano più la loro fiamma scaldava... E così passò il tempo...
E oggi, dopo sei anni, quelle fiamme ancora brillano e scaldano, e sperano ardentemente, di restare unite, fino a quando l’ultimo brandello di legno non sarà arso e non potranno far altro che spegnersi... E così vissero felici e contenti...Forèver èn èver

Dedicata al mio amore e a tutte le capocchie che decidono di bruciare in fretta, con l’augurio che non si spengano mai...

Dedicata a quella saccente di M. che della vita non ha capito un cazzo!

17.11.2007




...e così succede che tra una cena e l’altra, un po' in sordina, quasi senza volersi far sentire, arriva il giorno del nostro sesto anniversario...

Buon Anniversario, amore mio...

venerdì 16 novembre 2007

Non vedo l'ora sia lunedì!

La cena di ieri è stata un lampo. Due chiacchiere prima, una bella mangiata durante (bravo amore! Da scoprire come insaporire ste merde di zucche che abbiamo qui, ma bravo!), musichetta di sottofondo e ancora due chiacchiere, poi tutti fuori dalle balle.
Il suo capo in realtà già sapeva. Non c’è stato bisogno di fare alcuna presentazione nè di biascicare alcun discorso. Ne abbiamo dedotto (però, che geni né?!) che la collega, essendo anche amica del capo stesso, lo avesse già preparato.
Insomma, abbiamo entrambi vissuto un’intera giornata di ansia per un cazzo. Come al solito.

Quest’ultimo periodo di lavoro nella futura ex azienda mi sta regalando un sacco di emozioni:
1. Innanzitutto non mi lasceranno fuggire prima. Ieri mi hanno ufficializzato che potrò andarmene solo ed esclusivamente al termine del periodo di preavviso (“sai, il tuo lavoro è particolare, qui non c’è nessuno in grado di sostituirti, adesso noi come facciamo”, gnà gnà gnà...). Questo significa che devo stare qui ancora tre mesi (ma che grandissimi stronzi che siete) ed io, in cuor mio, spero vivamente che la futura nuova azienda decida di pagare la penale. Cosicché io possa lasciarvi nella merda da un giorno con l’altro.
2. Il mio capo si è preso una sbandata per la mia collega, la rompicoglioni della gastritella (per inciso, lui è sposato con prole, lei è zitella).
Ora. Lui non è certamente un tocco di figo, ma lei – a parer mio – è davvero cessa. Eppure noto che l’uomo etero medio la punta volentieri. Quindi è vero che tira di più un pelo di f... vabbè.
Il fatto me lo ha raccontato lei quasi in lacrime poiché
- a lei lui è piaciuto da subito, dal primo giorno in cui è arrivato qui
- lui le ha confessato questa cosa di punto in bianco, senza premesse né fronzoli, senza avergliene mai accennato prima, cogliendola di sorpresa
- lui le ha confessato questa cosa dicendole “ti sto dicendo tutto questo perché da oggi, per superare questa mia crisi, non ti degnerò più di uno sguardo e non ti rivolgerò mai più la parola”

Io non vedo l'ora che sia lunedì per vedere cosa succede di nuovo!

giovedì 15 novembre 2007

Inizia la 96 ore...

Parte, da stasera, la super maratona cibaiola di Pietro e Fabio. Il programma della manifestazione prevede:
- stasera, cena a casa con ospiti assortiti
- venerdì sera, cena a casa con coppia di amici
- sabato, pranzo dai miei
e, verosimilmente,
- domenica, pranzo dai genitori di Pietro

Tenete presente che:
- mia mamma non cucina più da secoli perché mio papà è più bravo
- mio papà deve aver sofferto tremendamente la fame in gioventù e quindi cucina sempre dalle 16 alle 25 portate, con porzioni tali da far impallidire i cuochi della mensa della carità di Milano
- la mamma di Pietro è pugliese e, come tradizione vuole, l’ospite non deve alzarsi da tavola se non sta rantolando con la schiuma alla bocca per la quantità di cibo (talmente buono da risultare impossibile dire di no!) ingurgitato

A parte quel fastidioso senso di colpa che scaturisce anche solo all’idea di mangiare così tanto, senza sosta, per i prossimi quattro giorni, senso di colpa che peraltro abbiamo astutamente e abilmente imparato a gestire e a ricacciare indietro, c’è una cosa per cui davvero non riesco a farmene una ragione, a darmi pace: la cena di stasera – quella degli ospiti vari – in realtà è una cena con una collega e il capo di Pietro. Ovvero, Pietro ha improvvisamente deciso di fare coming out!
Già mi immagino la scena:
“Ciao capo, entra, entra pure... dunque, questa è la sala, questa qui è la camera da letto, qui c’è la cucina... e lui? ah si, lui è il mio compagno. Perchè? Oddio, non avrai mica creduto che io sia uno sventrapapere! No, no, per l'amor del cielo...

Sai che c'è amore? C'è che ti ammiro davvero tanto.

martedì 13 novembre 2007

Energym!

Pietro è tornato dalla sua prima serata in palestra un po’ deluso.
Nemmeno il mio delizioso filetto di cernia al forno [salato] con patate arrosto [crude] è riuscito a tirarlo su di morale. “Lì dentro, se escludiamo gli ultrasessantenni, sono il più grasso! Che vergogna...”
Ma no, amore mio, non ti preoccupare. Tra un mesetto ti raggiungo e non ti sentirai più solo!

La palestra pare essere davvero microscopica. E anche abbastanza disorganizzata.
Unico aspetto positivo degno di nota: le docce, aperte, senza pareti laterali!

Presente Nip&Tuck? Humm...

lunedì 12 novembre 2007

Noi ci riproviamo

Anche la mia piccina, non ce la fa più. E’ stanca di passare ore ed ore in coda dietro a vecchissimi tir che ci sgasano in faccia per tutto il tempo; è stanca di farsi tutti quei chilometri che non finiscono mai. Oggi continuava a spegnersi e a tossire con quel rumore tipico di malattia grave. Sono molto preoccupato. Temo che presto dovrò portarla a far vedere, prima che ci lasci i pistoni possibilmente…
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E’ fatta. Pietro, con uno scatto nuovo, mai visto prima, ha detto “basta” ed ha preso la situazione in mano. E’ da giorni infatti che ci rifiutiamo di guardarci allo specchio nudi. Una roba orrenda, uno spettacolo indecente che si protrae ormai da troppo tempo. E così l’ammòre mio, visto anche il totale fallimento dietetico, ha trovato sta palestra vicino casa e sabato siamo andati ad iscriverlo. Si perché io nemmeno pippando coca riuscirei, adesso. Lo seguirò a ruota non appena cambierò lavoro.
La palestra è si piccina, ma è anche tutta tutta arancione e con le macchinine nuove nuove e la sala per fare Body Tonic o Body Pump (quelle cose da fighe in cui sudi come elefanti a suon di musica).
Ci accoglie l’energumeno Enrico, che per farci vedere quanto è macho parla di figa e di calcio con stile “bella fratello!” e con quell’accento inconfondibile (vi ricordo che ormai abitiamo al confine con la provincia bergamasca).

P&F: “L’altra volta la tua collega mi ha parlato di una tariffa famiglia. Noi possiamo…?”
E: “He he he” (da leggersi con voce gutturale)
P&F: “…”
E: “He he he… Bè, se siete amanti si, he he he”
P&F: “Bene, allora vorremmo iscriverci con la tariffa famiglia”
E: “He he he…”
P&F: “…”
E: “He, he…”
P&F: “…”
E: “He…”
P&F: “…”

Pietro stasera avrà la prima seduta, quella in cui senza possibilità di barare in modo alcuno vengono prese le misure (base x altezza x pi greco/2) affinché si tengano sotto controllo i “miglioramenti”. Se riesco a convincerlo prossimamente inserirò foto del punto di partenza. A gennaio certamente piazzerò la mia (e la stamperò e la calamiterò al frigo!).Speriamo solo di riuscire a farci forza a vicenda per non desistere al secondo mese...

giovedì 8 novembre 2007

Con un pò di fatica

Vero! Inutile sforzarsi, mettere in piazza i fatti miei, lo sa Fabio e lo sanno tutti quelli che mi conoscono, non è affatto una cosa che mi piace.
Non condividevo nemmeno l’idea del Blog inteso come diario di vita, al principio, poi mi sono accorto che, superato il pregiudizio, la cosa è divertente...
Mi è piaciuto vedere cosa può succedere in rete, che ci si può conoscere e ci si può “dare” delle cose anche a molti kilometri di distanza...
Ma ciò non toglie che: se sono incazzato mi chiudo in me stesso, se sono triste mi chiudo in me stesso, se sono sconvolto mi chiudo in me stesso, se sono malato mi arrabbio e divento triste, quindi mi chiudo in me stesso... Se sono felice lo dimostro al mio Fabietto e a chi mi sta vicino, ma lungi da me l’idea (o addirittura la preoccupazione) di informare di ciò la Community...
Invidio Fabio, invidio la sua capacità (e anche il coraggio suo e di tutti voi) di esternare la sua rabbia, il suo disappunto, e anche la sua gioia; e di ricevere continuamente suggerimenti, parole di incoraggiamento, complimenti...
Io mi sono abituato a vivermi tutto da dentro, il mio motto è sempre stato “chi fa da se fa per tre” e “ grazie del consiglio, so sbagliare anche da solo”. Agli occhi dei molti posso apparire forte e sicuro di me, di fatto somatizzo ogni cosa in coliche intestinali dolorosissime che mi inchiodano a letto un Week-End ogni tre.
Aggiungi a questo che la mia scrivania si trova in mezzo ad un Open-Space dove il mio capo è alle mie spalle e ho due colleghi ai fianchi.... Senza contare che l’amministratore delegato appare magicamente alle mie spalle anche quando inavvertitamente ho cickato sull’icona con la scritta “e” , oppure quando sto rispondendo a una e-mail.
Il mio telefono, infine,le rare volte che sono in ufficio, squilla senza sosta....
E a casa... arriviamo alle 21, mangiamo alle 22 e alle 22.15 siamo già morti sul divano!
Non chiudiamo il blog, io lo leggo, quando posso, mi fa piacere tenere alcuni contatti, e mi accorgo che, anche se oggi sei disfattista, per te è una cosa importante, e io mi sentirei in colpa se lo chiudessi solo per il fatto che non hai ricevuto da questa idea la risposta che ti aspettavi...
Oppure ne hai già aperto uno sotto falso nome in cui puoi parlare liberamente senza che io ti legga e dove fai il porco ?!!!?

mercoledì 7 novembre 2007

Di quando mi sveglio con la vena disfattista

L’altro ieri è stato perché un tir con triplo rimorchio diretto al capannone della DHL pretendeva di fare inversione a U in una strada di campagna a una corsia per senso di marcia (ovviamente corredata di fossi ai lati).
Ieri è stato perché un trattore aveva sfondato il fianco del pulmino-navetta che l’albergo a una stella e mezza “Da Maria Pia” mette a disposizione della sua gentile clientela per portarla a Linate.
Oggi invece è stato perché c’era una nebbia tale che gli aerei diretti a Linate, ingannati dai fendinebbia dei tir, atterravano direttamente sulla Paullese.
Insomma, son tempi bui. E da chè ho rassegnato le dimissioni, la voglia di venire a lavorare qui è passata del tutto. Inizialmente mi svegliavo – e scendevo dal letto! – alle 6,20 in punto. Adesso se riesco ad aprire almeno un occhio verso le 7 è decisamente tanto…
E’ iniziato il conto alla rovescia, e questa è l’unica cosa che riesce a darmi sollievo.

La mia collega è stata a casa due giorni per malattia. E’ rientrata oggi ed è da stamattina che risponde, a chiunque le chieda cos’abbia avuto, che è rimasta a casa per una gastritella. Gastritella… ma come cazzo si fa a chiamarla così. Ecco, oggi ho scoperto che gastritella è una parola che mi irrita terribilmente.

Leggo appassionatamente e quotidianamente, perché quotidianamente viene aggiornato, il blog di Per e Spa. Per come stanno le cose, ahimè, non posso fare altro che invidiarli. Invidiare questa loro costanza nell’aggiornare il blog, intendo. Invidiare la loro comune passione internettiana, poiché Hansel e Gretel, nelle intenzioni di base, avrebbe dovuto essere più o meno la stessa cosa. Purtroppo a Pietruzzo, complice anche il tipo di lavoro che fa, di scrivere “cose private” per un “pubblico” non gliene può fregare di meno. Non ha questa vena esibizionistica nel sangue.Patato, e se sto blog lo chiudessimo una volta per tutte?