lunedì 26 febbraio 2007

Trip


Lo so che voi non mi capirete ma... ho appena ritrovato la casa dove ho vissuto per due anni in Venezuela, ben 25 anni fa... Noi eravamo al quindicesimo piano... Certo la zona è un po’ cambiata ma... il palazzo c’è, i campetti intorno ci sono, la grande tangenziale pure... e a me mi si stringe il cuore... sniff!







venerdì 23 febbraio 2007

Ancora?!

Pensavo che con il passare del tempo certe teorie la smettessero di circolare per il globo terracqueo. Non c'è davvero mai fine al peggio?

Libri/ I gay sono affetti da una malattia. Gruppi di cristiani oltranzisti ne sono convinti. Le teorie dello pseudo-scienziato Joseph Nicolosi...
Venerdí 23.02.2007 12:21

Siamo un paese liberale e di larghe vedute, abbiamo persino – o avevamo - i Dico. Resta da chiedersi quanto abbiano dovuto lottare i ministri Bindi e Pollastrini per abbozzare un simile disegno di legge se nel sottobosco dell’informazione cattolica si annidano convinzioni oltranziste e ultraconservatrici sugli omosessuali, ritenuti ancora “malati” da un’ampia fetta di cristiani. La letteratura di base è fornita dai testi di Joseph Nicolosi, cofondatore dell’Associazione nazionale per la Ricerca e la terapia sull’omosessualità in California. “Oltre l’omosessualità. Ascolto terapeutico e trasformazione” è il titolo della sua ultima opera tradotta in Italia (San Paolo, 310 pp., 16 euro).
Un diario che raccoglie gli incontri con i pazienti che si sottopongono a terapie riparative individuali e di gruppo per guarire dalle proprie preferenze sessuali, un’impresa che avrebbe fatto ridere anche Freud. Il presupposto per la cura: “è l’identità di genere che determina l’orientamento sessuale”. Come affermano tutte le principali associazioni di salute mentale americane le tecniche utilizzate si basano sul pregiudizio e il senso di colpa, fino a convincere il paziente che la vita da eterosessuale è meno frustrante e più “naturale”. La campagna per la guarigione dall’omosessualità, iniziata nei primissimi anni ’50, non è mai uscita allo scoperto soprattutto per ragioni mediche e scientifiche che le considerano “potenzialmente dannose per la salute mentale”.
Nella prefazione del libro di Nicolosi, Claudio Risè parla di un germe omoerotico che serpeggia in Occidente e sottovaluta la sofferenza del disagio psicologico ed esistenziale dei gay. E anche se i diretti interessati negano, in fondo in fondo si sentono così. In Italia queste teorie sono accolte favorevolmente da diversi gruppi di oltranzisti cristiani, primi fra tutti i crociati vecchio stile di Alleanza Cattolica. L’elemento più disturbante di queste pubblicazioni risiede nei toni pietosi e compassionevoli con cui descrivono gli omosessuali, vittime di una malattia da cui devono liberarsi.
Toni da campeggio estivo per adolescenti anni 50. Deduciamo che i difensori della normalità affettiva preferiscano l’altro sesso, ma non sarebbe inopportuna una seria terapia per rimediare alla loro pruriginosa e preoccupante intolleranza.
Eleonora Bianchini

lunedì 12 febbraio 2007

Ma DiCo… scherziamo?

Una prima lettura degli articoli previsti dal ddl sulle coppie di fatto mi aveva convinto che tutto sommato poteva anche andare bene così. Sapete com’è, piötost che negot, l’è mèi piötost*! . Mi ero anche lasciato incantare da un discorso fatto dalla Bindi ad un Primo Piano di qualche giorno fa in cui diceva che finalmente è stata creata la locomotiva a cui, successivamente e pian pianino, potrebbero venir aggiunti tutti i vagoni necessari.
Poi ho letto e riletto le varie pagine dei quotidiani e dei vari blog che frequento, ho analizzato i vari punti di vista e adesso… adesso mi ritrovo che non so più cosa pensare… Mi sento affranto. E deluso.
Che sensazione orrenda, quella di ritrovarmi a gioire per un minuscolo quanto inutile “passettino in avanti”. Un primo blando tentativo di non so più bene cosa accompagnato innanzitutto dalla consapevolezza che questo straccio di ddl non passerà in Parlamento, e poi dalla certezza di essere pure stato preso per il culo.
L’ennesima situazione che mi aiuta a capire che l’Italia dei politici non è né laica né europea.
Ma io, adesso, cosa dovrei fare? Voglio dire, ipotizzando pure che questo aborto di ddl vada in porto, che questa pseudo legge pro coppie di fatto venga approvata, io, che cosa dovrei fare?
Dovrei forse fare finta di niente, sfoggiare il mio miglior sorriso e presentarmi all’anagrafe col mio compagno chiedendo all’impiegato di turno di mandargli un telegramma a casa nostra? O dovrei invece – forse più saggiamente e più coraggiosamente – smettere di lasciare che qualcuno si arrocchi il diritto di decidere al posto mio o, peggio, di decidere che la mia famiglia non è come quella formatasi grazie al “sacro vincolo del matrimonio”, salvo poi stabilire che io non mi posso sposare? Mi dovrò rallegrare per questo primo importantissimo passo verso la civiltà o dovrò tirare fuori i coglioni e boicottare questa assurda farsa?
Sarò anche un perenne ingenuo ma giuro che speravo in una botta di coraggio in più da parte dei politici che ho votato. Speravo che questo governo trovasse finalmente la forza e la solidità per scrollarsi di dosso il peso soffocante di certe assurde, inverosimili e surreali minacce. E speravo anche che la destra la smettesse di giocare sui diritti degli altri e si facesse per un attimo seria (in un’intervista rilasciata a non ricordo più quale tg ho sentito la Prestigiacomo dire che siccome la sinistra ha fatto tutto da sola senza chiedere il loro parere, allora avrebbero votato contro! Ma che, stiamo scherzando?! Ma sono frasi da politico serio, queste? Tutta questa faccenda, è una roba seria?).
Capisco il punto di vista di Anelli di Fumo, quando parla di diritti per le coppie etero. Ma noi? No, no, no, l'incazzatura di fronte a questa cosa è talmente grande che io per ora ho solo deciso che non voterò mai più in vita mia, tanto non serve a niente…
* piuttosto che niente è meglio piuttosto.

martedì 6 febbraio 2007

Odio gli addii ma uno è davvero doveroso farlo


E’ andata. Che non è solo un sospiro di sollievo. E’ andata la mia casetta. Per sempre.
Ieri mattina dopo il rogito ho accompagnato i nuovi proprietari nel loro nuovo appartamentino, per illustrargli un po’ di cose. Ho faticato ad aspettarli sotto casa, frenando il mio impulso a salire. Ho faticato a non parlare di quella casa come di “casa loro”. E c’era il sole. Ed è stato come entrarci per la prima volta e rivivere le stesse emozioni di sei anni fa, l’innamorarsi di una casetta piccolina ma calda, luminosa, accogliente seppur vuota e sporca. Solo che questa volta c’era anche il vuoto di un addio per sempre e tutti i ricordi legati a quei 35 mq.
Perché quella è stata la mia prima vera casa, perché quando l’acquistai nel 2000 vivevo lontano dai miei già da quattro anni e perché era da già da parecchi mesi che girovagavo per case di amici dopo essermi lasciato col fidanzato di allora.
Perché in quella casa ho convissuto con Pietro per quasi un anno, gioendo dei momenti belli ma anche soffrendo per quelli brutti, quelli in cui non ci siamo capiti o non c’eravamo l’uno per l’altro; perché in quelle due stanzette abbiamo condiviso uno spazio e l’abbiamo sistemato per noi due comprando cose che sabato e domenica abbiamo impacchettato e portato via oppure buttato per sempre.
Perché in quella casa ci sono stati gli amici, per un semplice caffè il sabato mattina o per una cena, tutti pigiati nell’angusta metratura della sala-con-angolo-cottura ma col sorriso di una bella serata in compagnia.
Perché in quella casa ho parlato ed ho ascoltato gli amici più intimi, seduti sul divanetto ascoltando la ruvida ma avvolgente voce di Jimmy Scott e sorseggiando bicchierini di grappa.
Ed anche, perché no, perché in quella casa ci sono passate alcune persone disposte a soddisfare la mia necessità di dimenticare, durante i periodi bui con Pietro.
Ecco, adesso piango...
Sniff…