mercoledì 29 novembre 2006

Oh là...











Tra le varie cazzate che mi arrivano nella casella di posta, c'è sempre anche il quotidiano online di Libero, che ieri pubblicava questa interessantissima notizia.
E scopro quindi che non sono l'unico allora...
Sono sicuro che adesso mi passeranno tutti i complessi di inferiorità!

venerdì 17 novembre 2006

Il tempo vola...

D’accordo, d’accordo. E’ venerdì 17.
D’accordo, è pure una giornata grigia, uggiosa, piovigginosa.
Ma chi se ne frega. Fa niente.

Mi ci ero costretto, quella sera, ad uscire con Marta Flavi & Co. Perché non sono un amante delle discoteche, ma piuttosto che starmene in casa ad annoiarmi quel sabato sera decisi che il caos, la folla, il pigia-pigia di una discoteca potevano andar bene lo stesso. Quando chiesi a Marta chi ci avrebbe raggiunto, trasalii nel sentire anche il tuo nome. E scoprivo in quello stesso istante che, nonostante tu mi avessi rifiutato esattamente un anno prima – perché eri ancora fidanzato! – l’emozione nei tuoi confronti non era sparita.
Piazzale Loreto, tarda serata. Le luci arancioni dei potenti lampioni si fondono con quelle bianche e rosse delle auto di passaggio. Arrivate. Il cuore sussulta e noi due ci guardiamo attraverso i vetri dei sedili posteriori. Ci salutiamo sorridendo. Ma allora nemmeno tu mi hai scordato. E non sei più fidanzato…
Usciremo dal Binario qualche ora più tardi. Stanchi si, ma praticamente già sposati.

Da quel sabato sono passati cinque anni.

Buon anniversario, amore mio.
A stasera…

giovedì 16 novembre 2006

Girano...

Sul tappeto davanti al divano sberluccicano nove – e dico nove! – palline di carta dorata. Sono tutti i cioccolatini che mi sono scofanato nell’arco dei trenta secondi post telefonata. L’affare coi vicini del piano di sotto, che avrebbero voluto comprare casa mia per allargarsi, è saltato. Volevano pagare un appartamento al prezzo di una stanza… E ciò significa una sola cosa: che dovremo cominciare questo estenuante rito dell’agenzia immobiliare, con la quasi matematica certezza di incassare meno del previsto.
Girano vorticosamente le balle.
Facciamo zapping per distrarci e per cercare di rallegrare una serata iniziata malissimo. C’è Vespa, che parla di Pacs. Buttiglione è una cosa indecente; un essere veramente anacronistico e, soprattutto, inutile. La Prestigiacomo non si appoggia mai allo schienale della poltrona. Ciancica due concetti senza senso e se ne sta lì, tutta dritta e rigida, come un manico di scopa. La Bindi fa tanti giri di parole, pronuncia più e più volte la frase “discutiamone con serenità e tranquillità”, sembra quasi dalla “nostra” parte ma di tutto ciò che dice solo una cosa mi resta in testa: “noi non vogliamo equiparare, per rispetto agli italiani”. Vaffanculo pure te, Bindi.
Le palle non smettono di girare vorticosamente.
Mi addormento sul divano. Dormo tutta la notte sul divano. Dormo un sonno agitato, fastidioso. Mi sveglio, in ritardo e con un gran mal di schiena. Me lo sono meritato, così imparo a dormire in quel modo.E le palle continuano a girare vorticosamente…
P.S.: ovviamente sabato 25 faremo di tutto per esserci pure noi...

mercoledì 15 novembre 2006

Vendo casa

Si è mai visto, nella storia delle compravendite di case, un possibile acquirente che accetta il prezzo che gli hai proposto, poi cambia idea e fa una proposta al ribasso, gliela accetti e lui, anziché ringraziare e staccare sto cazzo di stramaledetto assegno, ribassa ulteriormente?!
Da queste parti non se ne puote più...

venerdì 3 novembre 2006

Valzer delle denominazioni

Sono nato bergamasco ed ho vissuto i miei primi mesi da nembrese. Poi pseudo inglese, finché un giorno mi sono scoperto salvadoregno; neanche il tempo di farmene una ragione che ero già guatemalteco e di lì a poco caraqueño.
Per scelte altrui sono poi tornato italiano, ranichese per la precisione, ma per il mio lavoro sono dovuto diventare milanese e per amore volentieri rhodense.
E dopo 33 anni di pellegrinazioni, tra qualche mese e non da solo, diventerò un bellissimo pozzese.

All'ultimo piano di questa bellissima palazzina...

lunedì 30 ottobre 2006

Insieme

Porco cane, non ho dormito niente... Faccio una doccia, mi faccio la barba... “Amore sei tu o uno spirito?!!? Già in piedi? Ma cosa può fare l’agitazione!”
“ Dai amore smettila col profumo! Non dobbiamo andare a battere cazzo! Ma c’hai su di nuovo le mie scarpe? E quello è il mio maglione preferito... Non me lo rovinare ti prego ! “
“Seguimi! Ho il Tom Tom così non rischiamo di perderci non possiamo proprio permetterci di arrivare tardi...”
“Tangenziale di merda! Guarda quel pirla sulla corsia di emergenza, ha preso una buca! Ti sta bene stronzo! Mamma come sono teso...”
Colazione: cornetto al cioccolato mandato giù senza masticalo e caffè bevuto rovente; i miei sensi sono totalmente offuscati, non sento calore né sapore.
Non sappiamo neanche a che ora aprono... e se c’è già lì fuori qualcuno che aspetta proprio per lei? Ma no dai! Mica siamo al mercato... Però... Ho paura!
Apre alle nove. E sicuramente arriveranno in ritardo...
Sono le otto. Ci sta un’altro caffè, al baretto lì in fondo... così intanto passa un po’ il tempo. In due minuti siamo di ritorno. E ora? Mancano 58 minuti...
Sigaretta, qualche frase buttata lì senza senso, ansia, silenzio...
Pensare che avevamo detto di prendercela comoda, che non c’era problema!
Eccolo! Momenti ci facciamo investire nell’attraversare la strada. Gli blocchiamo la porta che sta per richiudersi alle spalle. Lo sguardo è perso, non capisce, starà pensando a cosa ci facciamo in ufficio a quest’ora! I nostri occhi probabilmente tradiscono il nervosismo, cerchiamo di scorgere nei suoi un cenno, cerchiamo di capire se siamo in tempo. Evita lo sguardo, tira fuori delle carte, apre le finestre...
“Prende tempo amore, qualcosa non va’ quella puttana della sua amica che l’ha vista prima di noi forse lo ha chiamato di domenica e gli ha chiesto di tenerla via! Bastarda! Devi morire vergine!
Si gira, gli atteggiamenti non sono proprio maschili ( sarà mica della famiglia?)
“ Siete qui per ...”
“Si!”(cazzo è ovvio mica veniamo qui per invitarti al Bar a prendere un caffè! Come sono teso...) “
Lui sorride ( in fin dei conti sembra simpatico ) “ Bene, sono contento che vi sia piaciuta, venite pure, ci accomodiamo nell’ufficio di dietro così siamo tranquilli”.
Le poltrone sono di legno pregiato e un bellissimo quadro in una elegante cornice orientale ci guarda dalla parete di fianco, scrivania in legno , ambiente rilassato...



Sono in ritardo, ci siamo dati un bacio veloce davanti all’auto, e adesso devo correre a lavoro, il sole in faccia mi costringe a corrucciare la fronte, ma non è solo il sole, è che l’emozione ora si libera e la tensione comincia a sciogliersi...
Tocco con la mano la cartellina sul sedile di fianco, qui dentro c’è la realizzazione di uno dei sogni della mia vita... Qui dentro c’è il più bel gesto che potevamo fare nei confronti della nostra coppia...
Il foglio con il nome dell’agenzia immobiliare sporge da sotto e si intravedono due firme tremolanti, quelle dei patati emozionati che hanno comprato casa assieme...
Mi viene da piangere di nuovo...

venerdì 13 ottobre 2006

Cambia, todo cambia...

L’altra sera mi sono scoperto ad attendere le ore 19.15 davanti alla macchinetta delle timbrature per poter segnare 15 minuti di straordinario in più...
Sic!

Per fortuna di fronte a gesti fantozziani esistono ancora piccole pause dense di emozioni più che piacevoli. Quella che vede qui sotto è la cartina con indicati i paesini papabili per un trasferimento di domicilio.

Eh si, basta Milano. Basta caos interminabile, code chilometriche, ore ed ore buttate via per niente; basta vicini che urlano, piani e piani di condominio sopra la testa. Adesso ci cerchiamo un po' di tranquillità.
Domani abbiamo il nostro primissimo appuntamento in un'agenzia immobiliare... Che emozione!

venerdì 15 settembre 2006

Quando ti capitano certe serate...

Ieri sera – confesso - ho pensato quanto segue:

“Me ne sbatto il belino, io, se I. e D. vengono stasera dalle nostre parti per assistere ad un concerto di sfigati di periferia. Cosa cazzo vuoi che me ne freghi a me! E poi, conoscendoli, chissà a che cazzo di ora si presenteranno. E poi viene giù che dio la manda. E ci ho messo sei ore per tornare dal lavoro e sono stanco. E c’è anche quel nuovo reality. E volevo farci le coccole sul divano…”

“Come sarebbe a dire: siamo arrivati! E dov’è che suonano? Laggiù?! Ma cazzo, ci saranno almeno 18km da fare a piedi. E io non ho preso l’ombrello, perché ad un concerto rock non fa “maschio”. E ho pure sbagliato giubbotto, chè nella fretta ho preso quello senza cappuccio!”

“Ma che puzza che c’è, dentro questo tendone! Che tra l’odore di canna e quello di salamella misto pizza, usciremo inseguiti dai cani randagi, cazzo!”

Poi loro hanno cominciato a suonare. Ed è stato uno sballo (oddio, si userà ancora questo termine?). La serata ha assunto tutt'altro aspetto e in più di due di energia pura, di coinvolgimento di pancia, di danze e suoni che sapevano di tribale, ho potuto assistere ad una grandiosa performance!

Ma... solo io non li conoscevo?

martedì 12 settembre 2006

Matrimoni


Quest’anno, è stato per me l’anno dei matrimoni. Poca cosa rispetto a certi amici veterani del festeggiamento, ma dal mio punto di vista è stato davvero un anno pregno di questo genere di appuntamenti: tre matrimoni ufficiali più uno ufficioso, il nostro.
Ed è di qualche giorno fa l’ultimo a cui abbiamo partecipato, quello più tosto dal punto di vista delle emozioni. La sposa e Pietro sono molto legati tra loro, vuoi per l’adolescenza vissuta insieme, vuoi per vicissitudini famigliari comuni e molto forti. Pietro era comprensibilmente molto emozionato e, di conseguenza, lo ero pure io; entrambi quindi molto coinvolti in questo scambio osmotico di gioiosa ansia nei confronti dell'evento.
Al ristorante, qualche ora dopo la fatidica frase di rito, mentre si ride e si scherza e si chiacchiera e si brinda e si gridano agli sposi le solite frasi, il cantante assoldato per tenere compagnia ai commensali ci spara il primo lento della giornata.
E’ stato tutto in una frazione di secondo. Pietro si alza e, con sorridente disinvoltura e buona fede, mi dice: “che bella, sta canzone… vado a cercare qualcuno con cui ballare”.

Stop. Fermo immagine.

In un millesimo di secondo tutto intorno a me diventa immobile e silenzioso; osservo la sala gremita di gente. Realizzo che tre tavolate su sei sono parenti della sposa e di conseguenza, parenti di Pietro. Realizzo però che ci sono anch’io, in mezzo a loro, e che ho riso, scherzato e chiacchierato con tutti. Mi dico che dunque è tutto a posto, eppure mi rendo conto che qualcosa proprio non quadra. Una nota stonata mi giunge all’orecchio e non riesco a identificarla, mi sfugge, mi infastidisce.
Mentre tutto è sospeso, alzo lo sguardo e ti osservo mentre sei davanti a me, così sorridente. Che bello che sei, vestito di tutto punto, con quel brio addosso, con quella felicità in corpo.
Valanghe di emozioni si succedono in maniera incontrollabile, e realizzo finalmente che cos’è quella cosa che mi ha colpito allo stomaco, all’improvviso.
Come se avessi un registratore all'orecchio, riavvolgo il nastro e riascolto con calma e lucidità tutto quello che è stato detto durante queste ore di festa. Sbobino e prendo appunti mentalmente, constatando che i discorsi che si fatto ad un matrimonio ruotano tutti intorno al nuovo nucleo che si è appena costituito. La gente riconosce la valenza, l’importanza, il peso di un simile passo, e si modifica nei comportamenti; parla con i novelli sposi con un tono differente adesso, come se quella appena vissuta fosse stata la cerimonia d’iniziazione ad una nuova vita. I due fanciulli sono infine cresciuti, sono maturati, sono diventati effettivamente Donna e Uomo, e come tali si sono uniti per formare una coppia, una famiglia. E grazie a questa cerimonia dell’assurdo hanno finalmente conquistato la loro posizione nel mondo.
Io ti sto osservando, e sono sorridente anch’io perché oggi è un giorno di gioia e non deve trapelare nient’altro che gioia. Ma dentro sono triste, e piango, perché adesso ho ben chiaro, ben visibile, che a te e a me tutto questo non è concesso. Non gli abiti, non la festa, i regali, gl'inni, non tutto questo. Ma il fatto che te ed io non siamo riconosciuti, non siamo “degni” di essere considerati coppia, che si è trovata, si è innamorata e si è scelta… Il sangue ribolle perchè nonostante tutti sappiano di te e di me, nonostante tutti ci vogliano un gran bene, nonostante tutti siano al corrente che viviamo sotto lo stesso tetto… tu, oggi, devi cercare una donna per ballare il tuo lento…

lunedì 28 agosto 2006

Noia

Seconda settimana di lavoro, primo giorno: il telefono squilla, la collega “so tutto io" strilla, il mio capo impartisce ordini, l’amministratore delegato intraprende una sequenza di mini riunioni con i responsabili, un mio collega prepara la borsa per partire, l’altro al telefono tenta di risolvere una problematica, l’altro ancora ha appena consegnato la lettera di dimissioni...
Io sono qui, inerte, inebetito... Ho fatto pipì, ho bevuto dell’acqua, ho fatto di nuovo pipì, ho pranzato... e ora?


Intanto pensavo; se cambiassimo le nostre firme in Fabel e Petel ?
Io in Gretel proprio non mi ci trovo... ( piuttosto Samantha! )

lunedì 21 agosto 2006

Si ricomincia

Tutto sommato, organizzare una vacanza di qualche giorno a Barcellona, non è per niente difficile. Che ci vuole a dare una scorsa sui vari siti internet per cercare un volo ed un alberghetto comodo ma economico. Così come non è per nulla difficile viversela, una vacanza del genere. Basta munirsi di una guida e girare, girare, girare. Passeggiare per chilometri, mano nella mano, compartendo le emozioni che questi posti suscitano in noi, alla ricerca di posti turistici e non, alla ricerca di angoli suggestivi di una città non tua. Ci piace e ci riesce particolarmente bene, questa cosa.
Amore, non ti piacerebbe vivere qui? Guarda quella casa… quanto potrebbe costare? Tanto, vero…?
Compriamo un giornale per cercare annunci di lavoro?
Ma secondo te, a Milano, ce l’abbiamo un posto del genere? Perché non ne apriamo uno noi? Vuoi mettere un negozietto come questo, in qualche posto strategico della città? Mica piaceranno solo a te e me, queste ciambelline sintetiche…!
No, girare per Barcellona non è difficile. Farsela piacere non è difficile. Come – in realtà – non è stato difficile sentirsi bene a Madrid, a Parigi, a Copenhagen…
Proviamo a fare la stessa cosa a Milano? Ci compriamo una guida e ce la giriamo come fossimo turisti? Magari riusciremmo a scoprire anfratti a noi ancora sconosciuti, luoghi interessanti e affascinanti per poter dire, alla fine, che tutto sommato qui non fa poi così schifo…
Barcellona era una vacanza “sicura”. Quello che temevo, e te lo dico solo adesso che l’abbiamo già vissuta, era la vacanza dai tuoi. Perché il paesino è piccolo, la gente mormora, i parenti ti hanno già visto due anni fa con me e adesso ti ci rivedono e quindi chissà cosa penseranno, e poi non possiamo stare in intimità perché lo spazio è quello che è, e quindi mi innervosisco e mi sento gli occhi puntati addosso, mi sento scrutato, giudicato e… cazzate! Vuoi perché avevamo già vacanzeggiato prima e quindi ero bello rilassato, vuoi perché avevo davvero voglia di rivederli tutti e perché in fondo in fondo, ognuno col proprio modo di essere, sono (quasi) tutte belle persone e mi piacciono e mi sono simpatiche, vuoi perché c’era un sole spettacolare e i giorni in spiaggia me li sono davvero goduti una cifra, vuoi perché comunque non siamo sempre rimasti lì ma siamo anche andati in Salento a trovare tua sorella, di fatto quei giorni trascorsi in quel profondo sud che tanto mi piace, che è fatto di un dialetto che comincio a capire, di profumi e di tradizione che qua da noi te li scordi, di gentilezza e calore e cordialità che addirittura imbarazzano, io, la nostra settimana in Puglia me la sono davvero goduta.
E sarà quindi per tutto questo che oggi, mio primo giorno di lavoro dopo tre settimane di ferie vissute pienamente, appaganti, rigeneranti, in una ditta ancora semi deserta, mi sembra che tutto mi scivoli addosso? Devo comunque riprendermi dal torpore e decidermi a metter giù un curriculum serio, che noi ci dobbiamo trasferire sull'Adda quanto prima... Giusto Pot?

giovedì 17 agosto 2006

C'è chi va, c'è chi viene - 2

Eccoci tornati, anche per quest'anno quello che possiamo fare è ringraziare le città che ci hanno ospitato in questa breve ma importante pausa: un grazie alla bellissima Barcellona, al genio di Gaudì e alla vitalità degli spagnoli; un grazie alla splendida Puglia, alle bellezza delle sue coste e all'ospitalità dei miei parenti e dei miei genitori.
Siamo tornati: nella nostra Milano, troppo grande per rendersi conto della nostra esistenza, e nella nostra Italia, apparentemente grande ma che a volte sembra tanto poiccola e stretta...
Torniamo con un pò di rammarico, siamo stati bene, abbiamo respirato aria nuova, abbiamo vissuto realtà diverse dalle nostre e tante di queste ci sono piaciute.
Abbiamo abbandonato questi posti, con quella sensazione di amarezza e con il crescente desiderio di cambiare tutto di questa vita che ci sta sempre più stretta, con la voglia di cambiare lavoro, di cambiare città. di cambiare stato, di cambiare fidanzato (scherzo hanselino mio!).
Torniamo a casa e al nostro nuovo computer (finalmente in pochi secondi possiamo anche noi connetterci al mondo) e con un pizzico di stupore (e quel tanto di invidia!), leggiamo le parole di chi il coraggio e la voglia di cambiare la propria vita ce l'ha, ce lo dimostra sfidando anche le sue paure, partendo per rincorrere un sogno (o un obiettivo, chiamatelo come volete).
Leggo quelle righe e mi commuovo, perche mi identifico in quel viaggio che sogno da una vita e perchè quelle parole sono cariche di emozionei e poi.... sono scritte troppo bene!!!
Tanti Auguri Anellino... Ci auguriamo di essere presto tuoi ospiti...

C'è chi va, c'è chi viene - 1

Tu-tun tu-tun, tu-tun tu-tun. Dal grande finestrone dell'Eurostar diretto a Milano Stazione Centrale le cose sfilano veloci. Sarà per questo che non ci stiamo annoiando, sarà per questo che il viaggio di ritorno ci sembra meno monotono e meno triste del previsto. In una pausa dalle nostre letture altamente culturali decidiamo di mandare qualche sms. Un po' per ingannare il tempo, un po' per far sapere che stiamo rientrando a casa, che le nostre ferie sono finite.
Un messaggino lo riservo ad Anellidifumo. E' da tanto che non lo sento. Non risponde. Axel mi dice che è partito. Come partito. Già partito?! Ma porc...!
Appena arrivati a casa facciamo subito capolino sul suo blog per avere una conferma, forse Axel si sbaglia e... no, non si sbaglia. Anellino realmente scrive dal Canada.
Scorriamo le sue pagine alla ricerca del giorno, alla data del fattaccio ed infine, eccolo lì, il post dedicato alla partenza.
Come gli scrissi una volta, sono sempre molto diffidente con le persone -tutte!- e stitico nel concedermi, riluttante al lasciarmi andare, a scendere in profondità. Tempi passati che hanno lasciato un segno. Ma, e non chiedetemi il perchè, con Sciltian le cose non sono andate come sono abituato a vederle andare. Nonostante ci si sia frequentati praticamente per niente, nonostante ci si sia visti non più di cinque volte e davvero di rado, l'idea che se ne sia andato senza poterlo salutare di persona... beh... mi lascia l'amaro in bocca. Come se fossi mancato ad un appuntamento importante.
Ho letto il tuo post sentendomi anche un po' offeso, per dirla proprio tutta. Forse è stato per il fatto di scoprire del tuo trasloco così tardi. Ma l'amarezza per non averti potuto incontrare prima del tuo grande salto transoceanico lascia il posto, man mano che faccio scorrere il tuo post sul video, ad una sensazione che è un mix tra gioia, invidia, commozione (si, come quella che si prova quando si guarda un film e gli occhi si inumidiscono di fronte all'happy end).
Sono contento che sei là, sono felice per l'opportunità che ti sei dato e ti ringrazio per l'emozionante quadretto che ci hai dipinto. L'invidia, quella, mi sa che invece sarà un po' difficile da tramutare in qualcos'altro...
E adesso, con calma, recupererò tutti i post che mi sono perso. Con calma, chè prima devo metabolizzare la tua partenza...

sabato 29 luglio 2006

Non c'è più?!

Come non c'è più! Ma non era Flik, quello che avevamo in casa...!? Oh santo cielo, ma cosa mi dici mai... Eh si... non ci sono più i pesci di una volta. Tutti uguali i pesci di oggi.

Ma non buttarti giù, amore. Non essere triste. Che da domani sera saremo a Barcellona e, se farai il bravo, lì ti comprerò un bel pesciolone spagnolo. Anzi catalano! Eh? Lo vuoi un pesciolino nuovo di pacca, amore? Eh?

Non c'è più

Lo so, sembra un pò assurdo e forse anche un pò ridicolo, però non posso fare a meno di pensare che lei non c'è più... E' arrivata un Sabato di Giugno del 2003 e per un pò ha soggiornato nella casa di Hansel, ovvero in quella che all'epoca era la nostra casa...
Poi c'è stata la separazione e Flack è venuta a stare da me per svariati motivi. Quell'anno c'era anche il suo compagno Flik con lei, ma, stronza come è sempre stata, lo ha lasciato digiuno fino alla morte.
Beh, un pesciolino non parla, non ti può mostrare nessuna attenzione, non può fare nulla di particolare per renderti felice... Però è lì, a scandire i ritmi della casa: con la sua presenza, con i suoi bisogni, con i suoi atteggiamenti...
Faceva parte della mia quotidianità, era lì quando piangevo, perchè Hansel non c'era più, era lì quando ero felice ( anche quando Hansel è tornato :-) ) e oggi mi ritrovo a lavare la sua vaschetta, mettere tutto in un sacchetto e a guardare quell'angolo illuminato che la sera era il palcoscenico delle sue evoluzioni, protese quasi a farmi notare la sua presenza ( e ricambiato dalla pastiglietta della pappa) . Adesso quell'angolo è vuoto e , diciamolo, un pò triste.
Questo piccolo spazio sentivo di doverglielo...

venerdì 21 luglio 2006

Si fa presto a dire coppia!


“Quando c’è l’amore c’è tutto” dicono; beh, allora l’anno prossimo non compro regali e scrivo la letterina a Babbo Natale e la capsula in ceramica pagata 1,500,000 lire che quest’anno ho rifatto la metto sotto il cuscino...magari il topolino me la permuta...
Non è il motivo di questa piccola lite che mi ha turbato o il silenzio tra di noi, che ti ho già detto trovo più utile dell’ira inconsulta e delle frasi accusatorie, quanto la delusione nel vedere quanto effetto potesse avere su di te...
Io continuo a sognare, ogni giorno aggiungo un tassellino a quest’impalcatura: ambizioni, desideri; e li costruisco perché tu ci sei e perché conto di realizzarli insieme a te. Ma quando vedo che una cosa ( per me, lo ammetto) così piccola, mette in dubbio tutta la nostra storia (non sei andato dall’agente immobiliare perché già stavi immaginando di tornartene a casa tua!) io mi spavento e mi arrabbio. Per me è finito il tempo del se, io ormai pensavo fossimo proiettati insieme nel futuro!
Non ce la faccio a portarmi ancora il peso dell’incertezza sulle spalle; abbiamo superato crisi importanti, che ci hanno fatto crescere e ci hanno fatto “aggiustare il tiro” permettendoci di rimodellare più volte la nostra storia, e permettendoci di arrivare ad oggi, in una casa e una vita in cui ci sono pezzetti di me e di te e di tutte le cose create insieme...
Ho paura, ho paura di perderti, ho paura che tu ti possa perdere di nuovo e quindi mi affanno a offrirti delle strade che ti possano tenere al mio fianco...
Ma tu ti ostini a ragionare da solo! Ma non potevo trovarmene anche io uno bello e stupido!?
Accetto le tue scuse amore, perché nel momento in cui ti prendi la responsabilità di qualcosa, di cui comunque non hai colpa, alleggerisci la nostra coppia e insieme lasciamo andare le difficoltà e ci godiamo il meraviglioso rito della riappacificazione...

giovedì 20 luglio 2006

Ok, lo ammetto...

...No, non è che non mi fido di te. E’ che sono esaurito. Sono stanco, la testa è pesante e i pensieri sconclusionati. E’ che per me, questo, è uno dei periodi peggiori dell’anno. E’ l’inizio dell’anno fiscale, al lavoro, e sono sotto pressione per le centinaia di cose che si devono fare, subisco la disorganizzazione dei miei capi e vivo la frustrazione per il non riuscire ad emergere come vorrei. Lo sai anche tu, ambisco a posizioni che mi sono precluse in partenza; ho voglia di dimostrare di saper fare in un posto in cui – è evidente – non c’è spazio per queste cose. E il parlartene, benché sia uno sfogo notevole, purtroppo non basta a rimarginare quella sensazione da perdente che mi porto appresso. Corro, corro ma non porto a casa un cazzo.
E poi c’è la casa, la mia casetta, il mio loculo. Non ne parliamo mai, un po’ perché provo a non pensarci io, un po’ perché forse ne sei spaventato tanto quanto me e quindi glissi sull’argomento. Di fatto, la questione, pur non essendo verbalizzata, è come un tarlo che lavora subdolamente, nascosto laggiù. Dopotutto, al di là del discorso dei soldi, io sto per lasciare definitivamente la mia tana, sto per “privarmi” della mia ancora di salvezza, sto per – e non so se questa frase rende l’idea – affidarmi totalmente a te, senza possibilità di… ritorno (oddio, so che non è vero, so che ‘sta cosa non vuol dire propriamente un cazzo, però… vai te a sapere, come funziona la testa, alle volte!). Lasciare casa mia, affittarla o venderla che sia, decidere cioè che arrivato il momento di farlo (soprattutto perché non ha senso lasciarla vuota e continuare a pagare una cifra di iuros per nulla) è certamente cosa buona e giusta, non lo metto minimamente in discussione per l’amor del cielo; solo che… psicologicamente mi confonde, mi stordisce, mi fa vacillare quel tanto che basta per non riuscire più a stare coi piedi ben piantati a terra.
Io lo so che i nostri “problemi di coppia”, quando sono sereno e fresco e riposato, magari anche un poco rinfrancato e rinvigorito da certi nostri discorsi, non sono niente, non sono altro che stupidate, banalità, sciocchezze. E’ solo che in particolari condizioni, in certi momenti specifici, tipo questo in cui più cose si sormontano nella mia cabeza, tutto mi sembra immenso e colossale e la sensazione che da un momento all’altro tutta l’impalcatura mi crollerà addosso, facendomi soffrire come un cane, è più viva che mai.
Ecco perché poi ti salto addosso come un’orca assassina… Ecco perché ti costringo a silenzi perpetrati nel tempo e a dormite solitarie…
Ti chiedo scusa. Sinceramente.
Però anche tu, cazzarola! Insisti un po’ di più nel voler fare la pace, no?

lunedì 17 luglio 2006

Perchè, le riunioni?

Riunione Generale Vendite.
Tre giorni di full immersion in un luogo incantevole, in mezzo al verde, quello vero, sperduti in mezzo ai colli tra San Benedetto del Tronto ed Ascoli Piceno. Un casale ed il silenzio. Tranne quando tutti e sessanta i partecipanti si ritrovavano per lavorare.
Stanza di lusso, doccia immensa, buona cucina, i grilli e l’aria fresca.
Peccato solo per noi due. Ci tenevo tu fossi là, con me, dopo la riunione. Ma il viaggio è troppo lungo, mi dicesti.
Peccato, che sia sempre così quando vado via.
Non senti il telefono, non c’è campo, non posso parlare, non c’ho tempo. Mi snervo.
E poi le altre cose che non mi tornano, che mi lasciano stranito, che mi confondono e mi fanno tremare di paura dentro.
La sensazione di essere sulle montagne russe. Prima si sale, lentamente, e si avverte l’adrenalina che pompa dentro, l’ebbrezza del gioco, il viversi la gioia di ritrovarsi così in alto, pregustando l’imminente divertimento ma poi, all’improvviso, quando si intravede la discesa e ci si rende conto che è troppo tardi, e sai che ti si sta per svuotare lo stomaco, vorresti gridare di farti scendere, chè non si ha più voglia di giocare.
Così è anche in questi frangenti, quando il lavoro mi porta lontano; momenti in cui non capisco cosa sia successo ed improvvisamente mi sento svuotato, impotente, passivo spettatore di eventi e dinamiche assolutamente fuori dal controllo della mia volontà. La discesa dopo momenti inebrianti.
Come se la radio non riuscisse più a rimanere sintonizzata sul canale preferito.
Mi sento fregato.
Sigh! Posted by Picasa

lunedì 10 luglio 2006

Tutti per uno ed uno per tutti...

Non riesco a trovare la posizione su questo maledetto divano, ho sete e poi fa troppo caldo, il ventilatore è puntato in alto quando io ho bisogno dell’aria che punta diretta sul viso, le mani sono tutte sudate e mi da fastidio il contatto con i tuoi pantaloni, mi manca l’aria, mi sento in gabbia e poi mi chiedo perché le auto e i motorini scarcassini e smarmittati passino sempre quando hai bisogno di calma....... concentrazione...... attenzione....
GOAL!!!
E tutti in piedi ad esultare, ci abbracciamo, urliamo come dei matti, affacciati alle finestre cerchiamo la partecipazione dei passanti e poi uno scoppio, un buon bicchiere di spumante ghiacciato per alleviare l’arsura e il dolore per le urla che quasi ci hanno strappato le corde vocali...
Sono felice e ho bisogno di esultare non so se propriamente perché questa squadra si è meritata la vittoria, ma perché nonostante tutto sono un po’ nazionalista e mi piace riscattarmi nei confronti di chi non si è mai accorto di peccare di presunzione. Volevo proprio dargliela questa castagna sul muso... Dio come mi sento maschio!
Dai amore, scendiamo per strada! Saluta F. ( che idea splendida quella di venire qui a piedi!!!) ringraziamo tutti per l’allegra compagnia e buttiamoci in questo fiume di corpi che si lasciano trasportare senza avere troppa idea di dove andranno ad approdare.
Che bello amore, guarda la gente per strada, mi piace che questa cittadina generalmente così tranquilla, e che solo pochi minuti fa era totalmente deserta, sia illuminata dai fari delle auto, dai fuochi d’artificio e dai volti della gente che è allegra, ha voglia di abbracciarsi, condivide una gioia comune.
Nessuno passa inosservato, per una notte in una vita di indifferenza, ognuno ha la sua parte in una scena dove tutti sono protagonisti; dalla signora in carne over-sixty che sventola la sua bandiera dall’auto in panne nel traffico a quell’Adone vent’enne a torso nudo che fa le acrobazie sul cofano di quell’auto..... Adesso però voltati amore, non guardare troppo, non è roba per te quella...
Ed è incredibile ma neanche noi passiamo inosservati. Neanche muniti di una bandiera, eppure non ci permettono di passare senza un saluto, un urlo di eccitazione, o una canzoncina alla ricerca di partecipazione... Per una sera il calcio mi sembra davvero un bello sport.
Peccato che io sia a pezzi.
Portami a casa amore, tra la cena di ieri e la partita di oggi ho bisogno di accoccolarmi un pò sulle tue gambe... “Ecco si!” passami la mano sulla schiena, cavolo... non riesco a tenere gli occhi aperti tutto scorre davanti a gran velocità, immagini rapide dei miei genitori dei tuoi degli amici della strada... Chissà se domani qualcuno di quegli invasati della strada si ricorderà di noi e ci saluterà... Magari quel biondino sulla decapottabile.... Ahi! Scusa amore, stavo scherzando...

domenica 9 luglio 2006

Indovina chi viene a cena?

In mutande e maglietta, seduto sulla seggiola in balcone, mi gusto quest’ultima sigaretta della giornata con lo sguardo perso sulle zanzariere che oscillano grazie all’aria fresca post temporale. E’ l’una e se ne sono appena andati tutti. Tu sei seduto di fianco a me e, come me, sei completamente assorto nei pensieri suscitati da questa serata, impegnato a fare un bilancio delle cose, godendoti le emozioni appena vissute.
L’idea, come tutte le cose che poi funzionano veramente, ci era venuta qualche giorno fa, per caso; visto che è il compleanno di tuo papà ed il compleanno di mia mamma, che ne dici se...
Si.
L’appuntamento è per le otto. L’agitazione, l’ansia, l’emozione, il nervosismo però si manifestano già qualche sera prima. Penso sia normale. Dopotutto, in quasi cinque anni di storia, cinque anni pieni di cose fatte e di cose dette, loro, i nostri genitori, non si sono ancora mai incontrati. Si conoscono solo per sentito dire, solo per aneddoti raccontati durante un pranzo, ma non c’è ancora mai stata l’occasione per farli incontrare. E questa volta invece, l’occasione c’è.
Faccio profondi tiri, alla mia sigaretta. La cenere si illumina, nel buio di questa notte rischiarata da una luna un filo nascosta dalle nuvole di un temporale che si allontana. Passo mentalmente in rassegna i volti che ho visto questa sera, riassaporo le parole di mia mamma e di tuo papà, la tranquillità di tua mamma, l’agio di mio papà. Quante sorprese, stasera.
I miei arrivano che ha appena smesso di piovere. Mamma, papà, sorella, cognato, nipotino. L’allegra brigata sale e prende possesso di casa nostra. Sono già felice solo per questo. So bene quanto sia stato difficile per mia mamma ma vederla qui, che passeggia tranquillamente tra la sala e la camera facendoci un sacco di complimenti... beh... è un segno importante, per me...
Poi arrivano i tuoi. E’ il momento clou, è il momento che aspettavamo. Che paura... Buona sera, ben arrivati... è in questo preciso istante che avverto la magia... So com’è tua mamma e so com’è tuo papà. Ma soprattutto, so com’è la mia, di mamma, ed il mio, di papà. Di tutto mi sarei aspettato fuorché...
Amore, ti sei accorto anche tu di come sia stato tutto estremamente fluido? Hai fatto caso anche tu al poco imbarazzo che aleggiava in casa? Hai notato come si sono messi tutti a chiacchierare come se si conoscessero da tempo e da tempo non si vedessero?
Butto fuori il fumo con una insolita tranquillità e pacatezza d’animo, cercando il luccichio dei tuoi occhi. Che bella cosa abbiamo fatto, stasera, amore? E’ vero... quanto siamo fortunati noi due?
Pochi minuti più tardi suona di nuovo il citofono; è arrivata anche tua sorella, tuo cognato e i due nipotini. Il quadretto adesso è veramente completo. Ora ci siamo proprio tutti. Dai piccoli che fanno subito amicizia tra loro e passeggiano mano nella mano agli adulti che si mischiano e chiacchierano, chiacchierano, chiacchierano... Stasera vedo e vivo una serata in cui fiumi di parole si scambiano senza soluzione di continuità.
Amore, non pensi che l’idea di andare al ristorante a piedi sia stata geniale? Si sono incontrati, amore. Si sono piaciuti, tutti. Sono stati bene, siamo stati bene.
Spengo la sigaretta e per un attimo mi godo anche la pelle d’oca dovuta alle folate di aria che ogni tanto arrivano da chissà dove. Amore, ho il cuore gonfio, stanotte. Io vado a nanna, commosso. Felice.

lunedì 26 giugno 2006

Andò, fa caldo!!


Il sole è alto nel cielo di una delle giornate più calde che posso ricordare; il giardino è incantevole: sullo sfondo la villa e dietro le colline del Vicentino, i tavoli e i piccoli gazebo degli aperitivi che punteggiano questo prato curatissimo, mentre le piante ombreggiano, per quanto possono, le teste degli invitati.
L’umore è alto, è un giorno di festa e con me ci sono tutti loro, i compagni di tutta la vita, quelli con cui ho condiviso quasi tutti i momenti della mia crescita, rido e scherzo con loro...
Però il mio sorriso stampato sul volto ha soltanto un motivo, tu sei qui con me; stranamente a tuo agio, ridi e scherzi con loro e il sole ti fa più bello di quanto tu già non sia...
E non so se ci guardano perché siamo finocchi, perché siamo vestiti nello stesso modo (belle le magliettine che abbiamo comperato assieme!) o perché non ci togliamo un attimo gli occhi di dosso... Comunque che siamo belli lo stanno pensando sicuramente...

E io sono immensamente felice e ho bisogno che tu lo sappia...
Però adesso togli sto braccio di dosso che schiatto dal caldo!!!! :-)

Hansel & Gretel

Da un commento ad un precedente post:
Ok ragazzi, è bello leggervi... però occorre che troviate un modo per
distinguervi! Non so mai con chi dei due parlo... fate qualcosa!!!


Ma io pensavo si fosse capito...
Il testo in rosso o in nero non bastano?!

Humm... Voi non ci state attenti...

venerdì 23 giugno 2006

Avevo una casetta piccolina...

Sfogo. E’ necessario, in questa serata di afa e di bollore post lampada.
Metti di avere una casa. Oddio, non proprio una casa; diciamo un loculo.
Metti che in questo pertugio ci hai vissuto per qualche anno, ci hai passato qualche bella serata solitaria, ti ci sei ammalato, hai ospitato gli amici per un caffè. In questo buco di mattoni ci hai pure convissuto col tuo attuale compagno per parecchio tempo. Adesso ci convivi ancora, con quel compagno, ma nella sua, di casa.
Metti quindi che adesso senti l’esigenza di farci qualcosa, con questa casa. Che so, affittarla, venderla... le solite cose, insomma.
Ché di sicuro, ti fa girare i coglioni il fatto che sia lì, disabitata, vuota, ma non di tutto.

Ero partito con l’idea dell’affitto. Affittare un biloculo – un bilocale – arredato, a Milano è certamente un affare. Ci potrei tranquillamente coprire le spese del mutuo e forse addirittura ci potrei pure guadagnare qualcosa e far così decollare queste nostre sempre esigue finanze (più money, più viaggi!).

Poi ho pensato che potrei addirittura venderla. Ma si... ma hai presente!? Vorrebbe dire sbarazzarsi in un solo colpo del mutuo, delle bollette, della menata della residenza (perché se affitto casa ma cambio residenza, mi massacrano con le tasse!). Vendere, dunque; vendere, vendere, vendere.

Sono menate da piccolo borghese sfigato, lo so. Ma portate pazienza, che prima o poi la frescura tornerà...

Vendere, dicevo. Vendere... oh mamma... non vi sembra che questa parola sia pesantissima? Mastodontica, insostenibile, inaffrontabile (esisterà questa parola...)?
Vendere vuol dire lasciare definitivamente e irreversibilmente la mia ancora di salvezza.
Vendere significa fare un passo, un passo importante nella nostra vita; vuol dire basta fare i bambini che giocano ad essere grandi, vuol dire diventare grandi sul serio...

Mi cago in mano. E scusatemi per il francesismo.

Oscure ed apocalittiche immagini mi attraversano il cervello. E mi incazzo pure, perché non è possibile che pensando al nostro futuro, anziché gioire ed essere fiducioso e ottimista, io abbia il pensiero che “possa finire male e ritrovarmi quindi col culo per terra”!

Uffa, amore... Perché mi succede così? Che facci(am)o, amore? Vend(iam)o...?

Dal parrucchiere... un amico!

H&G: “ Ciao F. come và? Ti vedo bene, oh anche tu S. sempre più in forma, bel taglio di capelli e ... hai gli occhiali nuovi, sono graziosissimi! Anch’io ho comperato degli occhiali nuovi!
S : "Fa vedere ... ma! Di che marca sono? "
H&G : “ Beh, MJ... mi hanno detto che un’ott...”
S : “Mai sentiti... Guarda i miei sino firmati!”
F : “Mamma che faccia! Vieni a bere un caffè! Che capelli! Devi venire più spesso... S. lavagli la testa!”
S : “ Hai ancora la forfora? “
H&G : “ Beh a dire il vero ora che sono in ferie va meglio!”
S : “ Fa vedere!!?? Ma guarda i punti neri in faccia, ti devo fare una pulizia assolutamente...”
H&G : “ No dai... Ho fretta!”
F : “ Siediti, solito taglio vero? Con la testa a uovo che ti ritrovi non possiamo fare altro; e la barba quando te la fai?!”
H&G : " Stasera! Sai domani ho ..."
F : “Ti ho detto che devi farla la mattina così la pelle è più riposata! Beh stasera dopo la barba vieni a farti una lampada così ti togli quel grigiore da malaticcio...”
F : “Tieni, compra questo sciampoo e questo gel che vanno bene per la cute arrossata... S. ma non gliele hai viste le mani a questo! Cosa ci devi fare, ci vuoi ammazzare qualcuno?” H&G : "Stasera le sistemo giuro!"
F : "Vabbè a stasera... Non mangiare troppo che stai inchiattendo...!!!"
H&G: "Grazie ragazzi! Vi voglio bene anch’io"

martedì 20 giugno 2006

Stamattina

E' mattino, la sveglia suona lì su quel comodino sommerso dai vestiti, mi butto giù dal letto ancor prima di averla spenta; col piede colpisco le mensole della sala ancora in bilico sul servo muto, inciampo nel tappeto nascosto sotto il letto che colpisce le scatole con i documenti, mi arrampico sulla cassettiera , evito il quadro, uso il tavolo come ponte, gli accappatoi appesi come liane ed infine atterro sano e salvo vicino alla porta; tu non ti sei svegliato (strano...?)
Dai che ce l'ho quasi fatta! Oggi devo uscire presto così torno presto e finisco di imbiancare questa stanza del cavolo... E ti restituisco il tuo divano.
Strisciando un pochino sull'armadio del corridoio riesco a raggiungere il bagno, faccio pipì, lavo la faccia, le ascelle, metto una maglietta le calze prendo i pantaloni leggeri, una gamba.... l'altra... tiro su fino alla vita e... forse forse metterò i jeans anche oggi... in fin dei conti non fa tanto caldo... Lancio un porcone... Non mi senti... Domani dieta vero?

Una serata

Mi manca... Mi manca il divano arancione, così largo, così comodo, con quei braccioli e quei piedoni massicci, quel tessuto ruvido che, quando fa caldo e ci si siede sopra a torso nudo, ti gratta anche la schiena dandoti quella goduriosa sensazione di estasi. Adesso è lì, sotto il cellophane, pieno di libri, cd, soprammobili vari. Spostato in mezzo alla sala, come un’isola irraggiungibile. E’ il prezzo da pagare per l’aver voluto ridipingere le pareti. Quei colori ci avevano stufato, era tempo di cambiare. In corridoio abbiamo deciso che dipingeremo pure una bandiera rainbow, giusto per non lasciare adito a fraintendimenti a chi entra. In camera, come in sala, una parete di colore più scuro, giusto per non rendere tutto monotono. Ci si fa un culo quadro, a dipingere casa. Su e giù per la scala per fare i ritocchi in alto, chinati a 90 per fare i ritocchi in basso, schiene spezzate a forza di usare il rullo, delusione quando il colore non viene proprio come lo desideravi. Però poi alla fine, quando tutto è tornato a posto ed hai la casa completamente rinnovata... Beh, che gioia!
(Si, però la prossima volta chiamiamo qualcuno che tinteggi per noi, vero amore?)
Sala inagibile dunque, corridoio stipato di mobili della sala, cucina troppo scomoda per stravaccarsi, caldo afoso, stanchezza da lavoro... Quale miglior rimedio a tutto ciò se non una cena lampo a base di crescenza, pan carrè, mais e Manzotin mischiati con la maionese, anguria a pezzettini, il tutto scofanato sul lettone, col vassoio fatto apposta, in un quadretto famigliare tipo pubblicità dell’Ikea? Mentre spalmo la crescenza sulla fetta di pane mi guardo intorno. Io e te sdraiati come due adoni romani sul triclinio, pappa e coccole, la nostra casetta a soqquadro...
Impazzisco per queste serate...

lunedì 19 giugno 2006

C'erano una volta...

...due fratellini di nome Hansel e Gretel. Oddio, non erano propriamente due fratellini e... non erano nemmeno un Hansel e una Gretel, a voler ben guardare; Gretel era un po’ meno Gretel ed Hansel un po’ meno Hansel di quanto non ci si sarebbe potuto aspettare...

Ad ogni modo... Hansel e Gretel abitavano in una casina vicino al bosco (si, si, vicino, vicino...). Una mattina i piccini decisero di andare a farsi un giro nel bosco. Giunti nel bosco si smarrirono. Poi però si ritrovarono ma si smarrirono di nuovo. Poi si ritrovarono e si smarrirono per la terza volta. Fortunatamente si ritrovarono ancora e – per adesso – continuano a passeggiare nel bosco, insieme...

Il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere ma... le favole non finiscono mica tutte con un “e vissero felici e contenti”?