Quest’anno, è stato per me l’anno dei matrimoni. Poca cosa rispetto a certi amici veterani del festeggiamento, ma dal mio punto di vista è stato davvero un anno pregno di questo genere di appuntamenti: tre matrimoni ufficiali più uno ufficioso, il nostro.
Ed è di qualche giorno fa l’ultimo a cui abbiamo partecipato, quello più tosto dal punto di vista delle emozioni. La sposa e Pietro sono molto legati tra loro, vuoi per l’adolescenza vissuta insieme, vuoi per vicissitudini famigliari comuni e molto forti. Pietro era comprensibilmente molto emozionato e, di conseguenza, lo ero pure io; entrambi quindi molto coinvolti in questo scambio osmotico di gioiosa ansia nei confronti dell'evento.
Ed è di qualche giorno fa l’ultimo a cui abbiamo partecipato, quello più tosto dal punto di vista delle emozioni. La sposa e Pietro sono molto legati tra loro, vuoi per l’adolescenza vissuta insieme, vuoi per vicissitudini famigliari comuni e molto forti. Pietro era comprensibilmente molto emozionato e, di conseguenza, lo ero pure io; entrambi quindi molto coinvolti in questo scambio osmotico di gioiosa ansia nei confronti dell'evento.
Al ristorante, qualche ora dopo la fatidica frase di rito, mentre si ride e si scherza e si chiacchiera e si brinda e si gridano agli sposi le solite frasi, il cantante assoldato per tenere compagnia ai commensali ci spara il primo lento della giornata.
E’ stato tutto in una frazione di secondo. Pietro si alza e, con sorridente disinvoltura e buona fede, mi dice: “che bella, sta canzone… vado a cercare qualcuno con cui ballare”.
Stop. Fermo immagine.
E’ stato tutto in una frazione di secondo. Pietro si alza e, con sorridente disinvoltura e buona fede, mi dice: “che bella, sta canzone… vado a cercare qualcuno con cui ballare”.
Stop. Fermo immagine.
In un millesimo di secondo tutto intorno a me diventa immobile e silenzioso; osservo la sala gremita di gente. Realizzo che tre tavolate su sei sono parenti della sposa e di conseguenza, parenti di Pietro. Realizzo però che ci sono anch’io, in mezzo a loro, e che ho riso, scherzato e chiacchierato con tutti. Mi dico che dunque è tutto a posto, eppure mi rendo conto che qualcosa proprio non quadra. Una nota stonata mi giunge all’orecchio e non riesco a identificarla, mi sfugge, mi infastidisce.
Mentre tutto è sospeso, alzo lo sguardo e ti osservo mentre sei davanti a me, così sorridente. Che bello che sei, vestito di tutto punto, con quel brio addosso, con quella felicità in corpo.
Valanghe di emozioni si succedono in maniera incontrollabile, e realizzo finalmente che cos’è quella cosa che mi ha colpito allo stomaco, all’improvviso.
Come se avessi un registratore all'orecchio, riavvolgo il nastro e riascolto con calma e lucidità tutto quello che è stato detto durante queste ore di festa. Sbobino e prendo appunti mentalmente, constatando che i discorsi che si fatto ad un matrimonio ruotano tutti intorno al nuovo nucleo che si è appena costituito. La gente riconosce la valenza, l’importanza, il peso di un simile passo, e si modifica nei comportamenti; parla con i novelli sposi con un tono differente adesso, come se quella appena vissuta fosse stata la cerimonia d’iniziazione ad una nuova vita. I due fanciulli sono infine cresciuti, sono maturati, sono diventati effettivamente Donna e Uomo, e come tali si sono uniti per formare una coppia, una famiglia. E grazie a questa cerimonia dell’assurdo hanno finalmente conquistato la loro posizione nel mondo.
Io ti sto osservando, e sono sorridente anch’io perché oggi è un giorno di gioia e non deve trapelare nient’altro che gioia. Ma dentro sono triste, e piango, perché adesso ho ben chiaro, ben visibile, che a te e a me tutto questo non è concesso. Non gli abiti, non la festa, i regali, gl'inni, non tutto questo. Ma il fatto che te ed io non siamo riconosciuti, non siamo “degni” di essere considerati coppia, che si è trovata, si è innamorata e si è scelta… Il sangue ribolle perchè nonostante tutti sappiano di te e di me, nonostante tutti ci vogliano un gran bene, nonostante tutti siano al corrente che viviamo sotto lo stesso tetto… tu, oggi, devi cercare una donna per ballare il tuo lento…
7 commenti:
:-(
tu sei una persona rara...
E in un momento, come sai, difficile l'idea che ci sia in giro uno sensibile come te mi fa bene al cuore come una boccata d'aria a un claustrofobico.
con l'affetto di sempre
dat'
Sono anche una gran testa di cazzo però. Bisogna dirlo...
Sono pienamente daccordo!!!
Sei proprio una grandissima testa di cazzo!!! Una enorme e splendida testa di cazzo!!!
Ma "daccordo" o "d'accordo" ?
Boh :-)
Word me lo corregge automaticamente in "d'accordo", con l'apostrofo.
Gnurant!
E' esattamente ciò che ritengo anche io.
Se lo Stato non riconosce e quindi "approva" le nostre unioni, noi non siamo niente, non esistiamo se non come buco oscuro da tollerare.
Ecco, io abolirei il termine "tolleranza" dal dizionario, per lasciare solo "accoglienza", "comprensione", "rispetto" e via dicendo.
E so che non è solo per una questione di cerimonia, velo e festa, ma perchè senza che la legge dica ok, noi saremo sempre ai margini
Fabio, questo è uno dei post più belli che abbia mai letto. Nella bogosfera. Ma anche uno dei resoconti più significativi letti nella vita.
Non ho parole.
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