mercoledì 31 ottobre 2007

Come on baby light my fire

E così scese la sera su una giornata lunga e stancante.
Salii in macchina, esausto; le lenti a contatto che cominciavano a bruciare, le spalle indolenzite, la pioggerellina, il movimento ipnotico dei tergicristalli, la coda interminabile e le luci rosse, i pensieri.

Però poi arrivare a casa. E trovarti già lì, che mi aspetti.
E vedere che hai già preparato tutto. Quindi sedersi sui nostri sgabelloni rossi, sotto la luce soffusa del lampadario, darsi il bacino del buon appetito, guardarsi, sorridere, chiacchierare.
Fottersene bellamente della dieta e accoccolarsi sul divano con la ciotola di crema della Centrale in grembo. Assaporarne il gusto, riscaldati dal nostro abbraccio e dal crepitio della legna che brucia nel caminetto...


No dai, basta. Troppo sdolcinato. Troppo baita di montagna. Manca giusto la pelle d’orso e siamo a posto.


Però ti amo, amore. Mi sembra di non dirtelo mai abbastanza.

martedì 30 ottobre 2007

Terrorizzato

E infine giunse il momento di rassegnare le dimissioni.
Adesso tutte le tensioni accumulate in questo periodo possono finalmente sciogliersi del tutto. Le spalle possono rilassarsi. Il collo può sciogliersi.
Non è stato facile. Ieri sera ero entusiasta di aver firmato la loro proposta mentre stanotte sono stato assalito da miliardi di pensieri inquietanti. Avrò fatto una cosa saggia? Avrò riflettuto a sufficienza su questa mia scelta? E sarà poi la scelta giusta? Cosa mi aspetta adesso? Come sarà di là? Chi ci sarà?

Amore mio, grazie. Grazie davvero. Grazie per esserci stato nel precisissimo istante in cui ho vacillato, nel momento stesso in cui ho avuto assoluto bisogno di sentirti dire le cose che mi hai detto. Grazie a te, alla tua voce, alle tue parole, uscire di casa stamattina è stato più facile.

Comunicare le mie dimissioni non è stata una passeggiata. O meglio, fisicamente lo è stato, visto che io e il mio capo abbiamo camminato per una mezz’ora buona nel cortile dell’azienda mentre si parlava di sta faccenda. Ma emotivamente (che strano!) è stata durissima. Con quali parole, con che tono, con quale espressione si dovrebbe affrontare un discorso centrato sulle proprie dimissioni? Beh, qualsiasi cosa io sia riuscito a produrre, alla fine il messaggio è comunque arrivato a destinazione. A prescindere dalle mie seghe mentali.
Patato, sta per iniziare qualcosa di nuovo, sto per immergermi in una nuova dimensione e tutto questo coinvolgerà indirettamente anche noi due. Ho voglia di spiccare il volo. Tu però stammi comunque vicino, che non si sa mai…

martedì 23 ottobre 2007

Dell'Inquisitore e di altre amenità...

Ora che tutto comincia a sistemarsi, posso provare a rilassarmi e a raccontare.
Perché essere emotivi è bello, ma solo quando questo fa sì che io passi le ore a piangere davanti ad una scena meravigliosamente commovente, come quella in cui Anton Ego viene fatto tornare bambinetto piagnucolante per le ginocchia sbucciate e viene quindi coccolato dalla sua dolce mammina con una squisita ratatouille.
Quando invece si tratta di cose serie, di fatti della vita che vanno affrontati e gestiti, l’essere emotivo - ovvero il non essere in grado di far fronte alla massiccia dose di stress, di ansia, di agitazione – di certo non mi aiuta ad affrontare le giornate. E passare tre settimane con un torcicollo pressoché continuo, isterico, intoccabile, inguardabile, con tutti i nervi affioranti, le unghie pronte a schizzare fuori per massacrare il primo malcapitato, non è certo cosa salutare…
Per fortuna, ogni tanto, le cose tornano a mettersi bene ed io posso finalmente tirare un bel sospiro di sollievo.
Le cose dunque stettero così, e adesso addirittura riesco a concedermi il piacere di scherzarci sopra:

  1. Papà, almeno per ora, non dovrà più farsi operare alla prostata ma proverà prima una qualche cura super chimica. Probabilmente il tumore alla prostata gli verrà per via di questa cura, ma almeno per ora non ci pensiamo
  2. Mamma non ha un tumore al seno e quindi – viva iddio! – nessuno le asporterà le bocce. Io e mia sorella comunque l’abbiamo già rassicurata: nella peggiore delle ipotesi, quelle nuove gliele regaliamo noi, una per Natale e una per il compleanno
  3. Mia sorella è di nuovo incinta. Visto che la prima gravidanza se l’è passata senza alcun problema ed ha sfornato un bel maschietto, e visto che adesso invece sta vomitando da più di tre mesi, noi tutti speriamo che questa volta ci regali una dolce femminuccia
  4. L’inquisitore, alla fin fine, si è fatto risentire per fissare l’ultimo e decisivo appuntamento (cioè quello della proposta economica). E ciò significa che se non succedono cataclismi dell’ultima ora, se non mi faranno brutti scherzi, a breve potrei ritrovarmi a lavorare per un’altra azienda. Ah, dimenticavo: l’ipotetico nuovo lavoro dista 2,4km da casa. Cioè, non so se mi spiego…

mercoledì 3 ottobre 2007

Uff...

Oggi mi sento come una tredicenne che si strugge di dolore davanti ad un telefono che non squilla.
Per colpa tua.
E anche per colpa dell'inquisitore.

Lo scrivo solo perché devo cacciar fuori chè altrimenti schiatto.

Poi magari un giorno ve lo spiego. Ma forse no.


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Update del giorno dopo:
L'inquisitore si è fatto vivo
E la gallina, secondo me, ha cantato...
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