...No, non è che non mi fido di te. E’ che sono esaurito. Sono stanco, la testa è pesante e i pensieri sconclusionati. E’ che per me, questo, è uno dei periodi peggiori dell’anno. E’ l’inizio dell’anno fiscale, al lavoro, e sono sotto pressione per le centinaia di cose che si devono fare, subisco la disorganizzazione dei miei capi e vivo la frustrazione per il non riuscire ad emergere come vorrei. Lo sai anche tu, ambisco a posizioni che mi sono precluse in partenza; ho voglia di dimostrare di saper fare in un posto in cui – è evidente – non c’è spazio per queste cose. E il parlartene, benché sia uno sfogo notevole, purtroppo non basta a rimarginare quella sensazione da perdente che mi porto appresso. Corro, corro ma non porto a casa un cazzo.
E poi c’è la casa, la mia casetta, il mio loculo. Non ne parliamo mai, un po’ perché provo a non pensarci io, un po’ perché forse ne sei spaventato tanto quanto me e quindi glissi sull’argomento. Di fatto, la questione, pur non essendo verbalizzata, è come un tarlo che lavora subdolamente, nascosto laggiù. Dopotutto, al di là del discorso dei soldi, io sto per lasciare definitivamente la mia tana, sto per “privarmi” della mia ancora di salvezza, sto per – e non so se questa frase rende l’idea – affidarmi totalmente a te, senza possibilità di… ritorno (oddio, so che non è vero, so che ‘sta cosa non vuol dire propriamente un cazzo, però… vai te a sapere, come funziona la testa, alle volte!). Lasciare casa mia, affittarla o venderla che sia, decidere cioè che arrivato il momento di farlo (soprattutto perché non ha senso lasciarla vuota e continuare a pagare una cifra di iuros per nulla) è certamente cosa buona e giusta, non lo metto minimamente in discussione per l’amor del cielo; solo che… psicologicamente mi confonde, mi stordisce, mi fa vacillare quel tanto che basta per non riuscire più a stare coi piedi ben piantati a terra.
Io lo so che i nostri “problemi di coppia”, quando sono sereno e fresco e riposato, magari anche un poco rinfrancato e rinvigorito da certi nostri discorsi, non sono niente, non sono altro che stupidate, banalità, sciocchezze. E’ solo che in particolari condizioni, in certi momenti specifici, tipo questo in cui più cose si sormontano nella mia cabeza, tutto mi sembra immenso e colossale e la sensazione che da un momento all’altro tutta l’impalcatura mi crollerà addosso, facendomi soffrire come un cane, è più viva che mai.
Ecco perché poi ti salto addosso come un’orca assassina… Ecco perché ti costringo a silenzi perpetrati nel tempo e a dormite solitarie…
Ti chiedo scusa. Sinceramente.
E poi c’è la casa, la mia casetta, il mio loculo. Non ne parliamo mai, un po’ perché provo a non pensarci io, un po’ perché forse ne sei spaventato tanto quanto me e quindi glissi sull’argomento. Di fatto, la questione, pur non essendo verbalizzata, è come un tarlo che lavora subdolamente, nascosto laggiù. Dopotutto, al di là del discorso dei soldi, io sto per lasciare definitivamente la mia tana, sto per “privarmi” della mia ancora di salvezza, sto per – e non so se questa frase rende l’idea – affidarmi totalmente a te, senza possibilità di… ritorno (oddio, so che non è vero, so che ‘sta cosa non vuol dire propriamente un cazzo, però… vai te a sapere, come funziona la testa, alle volte!). Lasciare casa mia, affittarla o venderla che sia, decidere cioè che arrivato il momento di farlo (soprattutto perché non ha senso lasciarla vuota e continuare a pagare una cifra di iuros per nulla) è certamente cosa buona e giusta, non lo metto minimamente in discussione per l’amor del cielo; solo che… psicologicamente mi confonde, mi stordisce, mi fa vacillare quel tanto che basta per non riuscire più a stare coi piedi ben piantati a terra.
Io lo so che i nostri “problemi di coppia”, quando sono sereno e fresco e riposato, magari anche un poco rinfrancato e rinvigorito da certi nostri discorsi, non sono niente, non sono altro che stupidate, banalità, sciocchezze. E’ solo che in particolari condizioni, in certi momenti specifici, tipo questo in cui più cose si sormontano nella mia cabeza, tutto mi sembra immenso e colossale e la sensazione che da un momento all’altro tutta l’impalcatura mi crollerà addosso, facendomi soffrire come un cane, è più viva che mai.
Ecco perché poi ti salto addosso come un’orca assassina… Ecco perché ti costringo a silenzi perpetrati nel tempo e a dormite solitarie…
Ti chiedo scusa. Sinceramente.
Però anche tu, cazzarola! Insisti un po’ di più nel voler fare la pace, no?
2 commenti:
Sinceramente: ma come si fa a non adorarvi?? La vostra schiettezza è fantastica.. Vi leggo sempre...
INALTOMARE
He he he, grazie Inaltomare...
In effetti trovo che la schiettezza sia fantastica, sempre. Tranne quando si litiga però, perchè in quei frangenti... uuuh... in quei frangenti viene fuori di tutto, troppo. :-P
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