Poi dicono. Ieri sera si fa zapping e ci si imbatte in quella deliziosa trasmissione condotta da quei simpaticissimi Bonolis & Co.
Cule contro machi.
Si fa giusto in tempo a vedere la sfilata. “Etero di giorno” in giacca e cravatta, “gay di giorno” inguainato in pelli di varia natura, dai pantaloni in pitone alla camicia in salamandra del delta del Po. Donne etero tutto sommato carine, donne gay (anzi bisessuali, specifica il logorroico conduttore!), prese forse dall’ultimo film porno di produzione ungherese. “Etero in intimo” figo e tutto sommato sobrio nel suo apparire, “gay in intimo” che pareva il Gengis Khan dei poveri e che girava fiero del suo sedere inesistente.
Abbiamo cambiato canale.
E poi ci lamentiamo...
Ma bando alle ciance.
Prosegue la telenovela da ufficio. Pare, da fonti certe, cioè dalla zitella quasi in lacrime!, che la love story mai consumata sia già in piena crisi. Il tutto lo si deve ricollegare ad un evento di qualche settimana fa, e cioè a quando l’amministratore delegato, stufo di avere nel suo ufficio una macchinetta per il caffè guasta, decide di disfarsene e di ordinarne una nuova: il nervosismo per non poter offrire le cialde durante le riunioni lo stava consumando. Così succede che la macchinetta viene ordinata. Con piedestallo, che è più chic. Beninteso, nell’ufficio dell’amministratore delegato il posto per piazzarci anche il piedestallo non c’è, ma a quanto pare questo era un dettaglio insignificante e assolutamente trascurabile.
Ieri mattina dunque arriva il tizio con i suoi bei tre scatoloni: uno per la macchinetta, uno per il piedestallo, uno per le cialde. Viene avvisato l’amministratore delegato il quale, candido e solare come fosse appena rientrato dalle ferie dice: “piedestallo? Ma nel mio ufficio il piedestallo non ci sta mica! Facciamo così, che è un’idea geniale, piazziamo il tutto nell’ufficio di R. (la zitella, ndr), che ci sta benissimo”.
L’ufficio di R. è grande 15mq. L’ufficio di R. è pure il mio ufficio. Questo ufficio confina con quello dell’amministratore delegato. Nel giro di un quarto d’ora io e la collega zitella ci siamo ritrovati con una bella macchinetta per il caffè completa di piedestallo tra le balle. A me della macchinetta non frega un cazzo perché tanto sono dimissionario. Da quando l’alambicco è stato montato, nell’ufficio dell’amministratore delegato si sono tenute tre riunioni di seguito. Tutti i partecipanti hanno gradito la degustazione di cialde tenutasi nel nostro ufficio (potete quindi immaginare come sia risultato facile lavorare con 5, 10 persone che chiacchierano in mezzo al tuo ufficio sorseggiando caffè!).
Lei sclera e le viene il mal di testa, le esplodono le vene negli occhi e mette il broncio (“vedrai che adesso mi chiederanno anche di fare il caffè per ogni cazzo di riunione…”)
Il colpo di grazia arriva quando il traditore (cioè il mio capo, cioè l’oggetto del desiderio della mia collega la zitella) scende per la lumata quotidiana, constata che nel nostro ufficio è stata piazzata una macchinetta per il caffè con chicchissimo piedestallo e, rivolgendosi a lei noncurante della sua faccia scura, dei sopraccigli a forma di saetta e del fumo giallo che le usciva dal naso, esclama: “beh dai, oltre che bella è comoda. Così quando faremo le riunioni ci potrai portare i caffè senza affaticarti troppo”.
Pare che lei abbia pianto tutta notte. Pare che lei non voglia più rivolgergli la parola se non per parlare esclusivamente di lavoro. Pare che lei non lo ami più.
Cule contro machi.
Si fa giusto in tempo a vedere la sfilata. “Etero di giorno” in giacca e cravatta, “gay di giorno” inguainato in pelli di varia natura, dai pantaloni in pitone alla camicia in salamandra del delta del Po. Donne etero tutto sommato carine, donne gay (anzi bisessuali, specifica il logorroico conduttore!), prese forse dall’ultimo film porno di produzione ungherese. “Etero in intimo” figo e tutto sommato sobrio nel suo apparire, “gay in intimo” che pareva il Gengis Khan dei poveri e che girava fiero del suo sedere inesistente.
Abbiamo cambiato canale.
E poi ci lamentiamo...
Ma bando alle ciance.
Prosegue la telenovela da ufficio. Pare, da fonti certe, cioè dalla zitella quasi in lacrime!, che la love story mai consumata sia già in piena crisi. Il tutto lo si deve ricollegare ad un evento di qualche settimana fa, e cioè a quando l’amministratore delegato, stufo di avere nel suo ufficio una macchinetta per il caffè guasta, decide di disfarsene e di ordinarne una nuova: il nervosismo per non poter offrire le cialde durante le riunioni lo stava consumando. Così succede che la macchinetta viene ordinata. Con piedestallo, che è più chic. Beninteso, nell’ufficio dell’amministratore delegato il posto per piazzarci anche il piedestallo non c’è, ma a quanto pare questo era un dettaglio insignificante e assolutamente trascurabile.
Ieri mattina dunque arriva il tizio con i suoi bei tre scatoloni: uno per la macchinetta, uno per il piedestallo, uno per le cialde. Viene avvisato l’amministratore delegato il quale, candido e solare come fosse appena rientrato dalle ferie dice: “piedestallo? Ma nel mio ufficio il piedestallo non ci sta mica! Facciamo così, che è un’idea geniale, piazziamo il tutto nell’ufficio di R. (la zitella, ndr), che ci sta benissimo”.
L’ufficio di R. è grande 15mq. L’ufficio di R. è pure il mio ufficio. Questo ufficio confina con quello dell’amministratore delegato. Nel giro di un quarto d’ora io e la collega zitella ci siamo ritrovati con una bella macchinetta per il caffè completa di piedestallo tra le balle. A me della macchinetta non frega un cazzo perché tanto sono dimissionario. Da quando l’alambicco è stato montato, nell’ufficio dell’amministratore delegato si sono tenute tre riunioni di seguito. Tutti i partecipanti hanno gradito la degustazione di cialde tenutasi nel nostro ufficio (potete quindi immaginare come sia risultato facile lavorare con 5, 10 persone che chiacchierano in mezzo al tuo ufficio sorseggiando caffè!).
Lei sclera e le viene il mal di testa, le esplodono le vene negli occhi e mette il broncio (“vedrai che adesso mi chiederanno anche di fare il caffè per ogni cazzo di riunione…”)
Il colpo di grazia arriva quando il traditore (cioè il mio capo, cioè l’oggetto del desiderio della mia collega la zitella) scende per la lumata quotidiana, constata che nel nostro ufficio è stata piazzata una macchinetta per il caffè con chicchissimo piedestallo e, rivolgendosi a lei noncurante della sua faccia scura, dei sopraccigli a forma di saetta e del fumo giallo che le usciva dal naso, esclama: “beh dai, oltre che bella è comoda. Così quando faremo le riunioni ci potrai portare i caffè senza affaticarti troppo”.
Pare che lei abbia pianto tutta notte. Pare che lei non voglia più rivolgergli la parola se non per parlare esclusivamente di lavoro. Pare che lei non lo ami più.
In realtà io credo che lei sia esaurita più di me, che il mio capo sia un idiota e che devo scappar via di qui il prima possibile!
5 commenti:
credo che tu abbia ragione.. riguardo al fatto che siano un pò esauriti, e che tu debba scappare.
io anche ho uno strano rapporto con la macchinetta. praticamente quando mi ci avvicino, sento voci da ogni stanza: "che fai il caffè?", "io anche", "qui due per favore".. e io mi ritrovo a fare 12caffè.
Oscar: Humm... Segretario particolare? :-)
è appena successo di nuovooooo.
si, sono la signorina del caffè. non c'è niente da fare.
Oddio, ma quando andrai via da là, come faremo a sapere come andrà a finire? Devi trovare una talpa!!!
Per-il-siculo: magari dall'altra parte c'è già un succulento intreccio di passioni che mi attende!
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